XVII Domenica del Tempo Ordinario
Commento al Vangelo della XVII domenica del Tempo Ordinario
Anno B
In questa domenica ci viene presentato il racconto della moltiplicazione dei pani secondo il Vangelo di Giovanni. Questo racconto è preparato, nella prima lettura, da un episodio analogo di moltiplicazione del cibo. La seconda lettura c’invita a comportarci in maniera degna della nostra vocazione: non basta per noi accogliere il cibo che il Signore ci dà in abbondanza, ma dobbiamo anche vivere in maniera degna della nostra vocazione, grazie appunto a questo cibo.
Giovanni ci racconta l’episodio della moltiplicazione dei pani, un episodio molto noto, che ci viene presentato anche negli altri Vangeli. In esso notiamo innanzitutto l’iniziativa di Gesù. Assieme ai discepoli egli era partito per andare all’altra riva del lago di Galilea e trovare un po’ di tranquillità, ma lì è stato raggiunto da un gran numero di persone.
Gesù subito si preoccupa di questa folla, e chiede a Filippo: «Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Filippo risponde che una grande quantità di denaro non basterebbe per dar da mangiare a tutte quelle persone. Un altro discepolo, Andrea, osserva che c’è un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci, tuttavia con realismo aggiunge: «Ma che cos’è questo per tanta gente?».
Gesù prende l’iniziativa. Fa sedere la gente. Poi prende i pani, rende grazie a Dio per essi e li distribuisce. E lo stesso fa con i due pesci. La distribuzione è continua, senza che il cibo venga mai meno. Tutta la folla viene saziata. Alla fine Gesù raccomanda di raccogliere i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto.
L’abbondanza dei pezzi avanzati fa capire l’importanza di questo miracolo. Con i pezzi dei cinque pani di orzo avanzati a coloro che ne avevano mangiato si riempiono dodici canestri. È unfatto veramente straordinario! La gente rimane impressionata da questo miracolo e comincia a dire: «Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!».
Gli ebrei attendevano per gli ultimi tempi non un profeta qualsiasi, ma «il» profeta, che era stato promesso da Dio. Nel libro del Deuteronomio Dio aveva promesso di dare al suo popolo un profeta simile a Mosè (cf. Dt 18,15.18), ma alla fine di questo libro l’autore osservava: «Non è più sorto in Israele un profeta come Mosè» (Dt 34,10).
Perciò gli ebrei aspettavano il profeta degli ultimi tempi, che doveva venire nel mondo per preparare il popolo al compimento del progetto di Dio, che è un progetto di pace, di gioia e di felicità. Ora la gente riconosce in Gesù tale profeta. In effetti, negli Atti degli Apostoli Pietro, in uno dei suoi discorsi, applica a Gesù questo testo del Deuteronomio, dicendo che è lui il profeta annunciato, e che perciò dobbiamo ascoltare con docilità le sue parole (cf. At 3,22-23).
La reazione di Gesù è sorprendente. All’inizio egli si era mostrato tanto accogliente, si era preoccupato di aiutare questa grande folla; alla fine invece rompe il suo legame con essa, fugge, si ritira solo sulla montagna. Perché? Perché sa che stanno per venire a prenderlo per farlo re, e non intende acconsentire a questo progetto. Egli non è venuto nel mondo per diventare un re terreno. Così ora ha il coraggio di deludere la folla, dopo averla soddisfatta in modo così generoso.
Questo atteggiamento di Gesù è un insegnamento per noi. Il Signore a volte soddisfa i nostri desideri, concedendoci grazie meravigliose; altre volte, invece, si rifiuta di concedercele, ci delude. Ma anche questo suo rifiuto è ispirato all’amore. Anch’esso è una grazia, una grazia negativa, se così si può dire. Il Signore infatti agisce così per distaccarci dai nostri progetti troppo umani, troppo interessati. Ed è importante per noi essere distaccati da questi progetti. Quando essi sono troppo egoistici, ostacolano il nostro progresso spirituale, che dev’essere sempre un progresso nell’amore e, quindi, nel distacco, nella gratuità.
Così il Signore dimostra il suo amore per noi in questi due modi: dandoci l’abbondanza della sua grazia e richiedendoci delle rinunce.
Con l’episodio della moltiplicazione dei pani Gesù ci dimostra la sua generosità, ma ci fa capire anche che dobbiamo impegnarci ad amare - sebbene questo ci costi -, per corrispondere pienamente al suo dono. Infatti, egli non soltanto ha moltiplicato i pani, ma nell’Eucaristia moltiplica ogni giorno se stesso per noi, per diventare il nostro cibo interiore, spirituale, che ci mette in comunione con Dio e ci unisce a tutti i nostri fratelli.