XX Domenica del Tempo Ordinario
Commento al Vangelo della XX domenica del Tempo Ordinario
Anno B
S. Giovanni Crisostomo
«Per diventare un solo corpo non soltanto per la carità, ma anche in realtà, bisogna che ci uniamo alla sua carne; il che avviene per mezzo del cibo che Egli ci ha dato in segno del grande amore che ha per noi. Si è compenetrato con noi fino a costituire un unico corpo proprio per questa ragione: perché fossimo una cosa sola con Lui, come è una cosa sola il corpo unito al capo. Questo è il segno del più gran- de amore. Accennando a questo, Giobbe diceva dei suoi servi (da cui era tanto amato), che desiderava- no partecipare alla sua mensa; cosicché per mostrare il loro ardente amore dicevano: Chi c’è che delle sue carni non si sia saziato? (Gb 31, 31). Lo stesso ha fatto Cristo per indurci ad una più grande intimità con Lui e per mostrarci il suo amore; e non si fece soltanto vedere a coloro che lo desideravano, ma permise loro di toccarlo, di mangiarlo, di configgere denti nella sua carne, di conglutinarsi a Lui, di saziare ogni loro desiderio. Da quella mensa ritorniamo come leoni spiranti fuoco, terribili ai demoni, pensando che cosa sia il nostro capo e quanto amore ci abbia dimostrato.
I genitori spesso danno i propri figli da nutrire ad altri. Io invece li nutro con le mie carni, do loro me stesso in cibo; voglio che tutti siate nobili, e a tutti do la speranza dei beni futuri, poiché chi si è dato a voi in questa vita molto più vi sarà propizio nella futura. Ho voluto essere vostro fratello, con voi ho voluto aver comune la carne ed il sangue, e di nuovo a mia volta vi ho dato quella carne e quel sangue per i quali sono stato fatto partecipe della vostra natura”. Questo sangue riproduce in noi la sua regale splendida effigie, ci arricchisce di una bellezza incredibile, non lascia venir meno la dignità dell’anima che spesso alimenta e nutre. Questo sangue degnamente ricevuto scaccia i demoni, chiama gli Angeli intorno a noi, anzi lo stesso Signore degli Angeli. I demoni fuggono, quando vedono il sangue del Signore, e accorrono gli Angeli. Questo sangue sparso per noi ha lavato tutto il mondo. S. Paolo, nell’epistola agli Ebrei, ha detto molte cose intorno ad esso. È questo il sangue che ha purificato il Santuario e il Santo dei Santi. Se quello, che ne era la semplice figura, ha avuto tanta efficacia quando fu sparso nel tempio e asperso in Egitto sugli stipiti delle porte, tanto più ne avrà questo che è la verità. Questo è il sangue che consacrò l’altare aureo senza il quale il principe dei sacerdoti non osava entrare nel Santo dei Santi. Questo è il sangue che ordinava i sacerdoti e che in figura cancellava i peccati. E se nelle figure ebbe tanta forza, se la morte ebbe tanto terrore dell’ombra, quanto più ne avrà, vi domando, della verità. Questo sangue è la salvezza delle anime nostre: da questo sangue la nostra anima è lavata, ornata, infiammata; da questo fuoco è reso più luminoso il nostro spirito. Questo è il sangue che, sparso, ci ha aperto l’adito del cielo. In verità sono tremendi i misteri della Chiesa! Veramente l’altare è sacrosanto! Scaturì nel paradiso una fonte che diede origine a fiumi materiali, e da questa mensa scaturì una fonte che diede origine a fiumi spirituali. Presso questa fonte si ergono non salici infruttuosi, ma alberi che si innalzano fino al cielo e producono in ogni stagione frutti immarcescibili. Chi arde si avvicini a questa sorgente e tempererà la sua febbre. Essa fuga ogni ardore e refrigera tutto ciò che è arido, non soltanto ciò che è stato bruciato dal calore del sole, ma quello che è stato riarso dalle saette infiammate. Essa ha nel cielo il suo principio e la sua scaturigine, e da essa derivano molti rivi; li invia il Paracleto e ne è tramite il Figlio, che non si a-pre la via con la vanga, ma con l’amore che infonde nelle anime nostre. Essa è la fonte della luce, che diffonde i raggi di verità; ad essa si appressano le superne virtù, che contemplano la bellezza della sua sorgente. Come uno immergendo, dove fosse possibile, la mano o la lingua nell’oro fuso la renderebbe subito d’oro, così, in modo anzi molto più eccellente, i proposti misteri operano sulla natura dell’anima. E un fiume che ferve più del fuoco, ma non brucia, bensì lava. È il sangue che veniva una volta prefigurato sugli altari e nei sacrifici legali; è il prezzo del mondo, col quale Cristo comprò la Chiesa e l’adornò. Come chi compra dei servi dà dell’oro, e se li vuole adornare li adorna d’oro, così Cristo col suo sangue ci comprò e ci adornò. Quelli che sono partecipi di questo Sangue stanno in compagnia degli Angeli, degli Arcangeli e delle supreme potestà, rivestiti della regale stola di Cristo e di armi spirituali. Ma non ho detto bene: dovrei dire piuttosto che sono rivestiti dello stesso Re.
Ma appunto perché è un mistero così grande e mirabile, se ti avvicini con purità, ti avvicini alla salvezza, se ti avvicini con mala coscienza, ti avvicini al supplizio ed alla vendetta. Chi mangia, e beve indegnamente, dice, mangia e beve la propria condanna (1 Cor 11, 29). Quelli che macchiano la porpora del re sono puniti come se la lacerassero; ti parrà allora sconveniente che quelli che ricevono questo corpo con anima immonda, subiscano lo stesso supplizio di quelli che lo trafissero con i chiodi? ... Pensiamo di che cosa il Signore ci abbia fatto degni, rendiamogli grazie, glorifichiamolo non soltanto con la fede, ma anche con le opere, per conseguire i beni futuri per grazia e benignità di nostro Signore Gesù Cristo, al quale col Padre sia gloria insieme allo Spirito Santo ora e sempre nei secoli dei secoli. Così sia.
(Dalle Omelie sul vangelo di Giovanni, 26 )