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Solennità di tutti i Santi e Commemorazione di tutti i fedeli defunti

Sabato 1° Novembre 2014: Solennità di tutti i Santi

 

Commento al Vangelo nella Solennità di tutti i Santi

Mt  5, 1-12

 

Gli ultimi santi di questi mesi, quelli elevati agli onori degli altari e quindi da poter venerare, ci dicono quanto sia possibile a tutti raggiungere quella che è la meta e il traguardo più importante della nostra vita: il santo paradiso. Papi, Vescovi, sacerdoti, religiosi laici, di tutte le età, condizioni sociali, nazionalità fanno parte della schiera ufficiale dei santi riconosciuti. Nonostante il numero elevato, se fossero soltanto e semplicemente loro i santi, allora il paradiso sarebbe davvero molto vuoto ed anche triste. Invece i santi sono tutti quelli che anche la parola di Dio di questa solennità annuale con data fissa ci fa considerare ed anche pregare.

Nella visione della Gerusalemme celeste, San Giovanni Evangelista ci descrive quella consolante realtà del cielo, dove tutti quanti aspiriamo ad arrivare, non senza fatica e dolore. I santi sono i salvati, coloro che hanno risposto con amore all'Amore, fino a dare la vita per il Signore. Quel Signore, Gesù Cristo, morto sulla croce, che ha dato la sua vita per noi, proprio per riportarci all'amicizia eterna con Dio. E allora chi sono i santi? «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell'Agnello». La santità è purificazione ed oblazione, è capacità di accettare la volontà di Dio e fare della sua volontà il proprio cibo spirituale. Santi, allora, non è soltanto Giovanni Paolo II, Giovanni XXIII e tutti i santi riconosciuti dalla Chiesa, ma sono tutti coloro che si sono salvati, perché si sono purificati dalle loro macchie, dal peccato, da tutto che allontana il cuore dell'uomo da Dio. Santi sono e saranno su questa terra, quanti sono poveri in spirito, secondo quanto afferma Gesù nel celebre discorso della montagna che passa come le Beatitudini. Santi sono coloro che sono nella sofferenza di ogni genere e che accettano tutto per amore di Dio, salendo con Cristo il calvario del dolore, ma soprattutto dell'amore che si fa dono. Santi sono i miti che come il mite Agnello, Gesù Cristo, vanno alla morte senza proferire parole, si donano nel silenzio e nel sacrificio di ogni giorno. Santi sono quelli che lottano per la giustizia e la pace e che questi motivi vengono massacri ed uccisi. Santi sono coloro che sanno perdonare, anche di fronte alle offese, calunnie, infamie e maldicenze ricevute. Santi sono coloro che nutrono nel cuore alti valori morali, spirituali e sentimentali e che non vedono ombra di malizia e peccato in nessuna parte. Santi sono i pacifisti e pacificatori che credono e lottano per un modo in cui l'uomo sia all'uomo non un lupo, ma un agnello mansueto. Santi sono anche tutti coloro che da sempre ed oggi rischiano la loro vita per difendere i diritti dei poveri e degli ultimi. La sostanza del vangelo sta, infatti, in questa opzione preferenziale per i poveri e nessuno deve umiliarli o maltrattarli. Santi sono coloro che portano avanti nel mondo il pluralismo della fede, rivendicando giustamente il rispetto della fede cristiana. Quanti martiri anche oggi per questo motivo in varie parti del mondo.

La consapevolezza di essere in un posto speciale dell'immenso cuore di Dio Padre, noi possiamo di dire con l'Apostolo Giovanni di avere una identità che nessuno potrà mai toglierci e una verità assoluta che non può essere messa in discussione: "Noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è". Figli di Dio e la che dopo la morte saremo simili a Lui, perché lo vedremo faccia a faccia. Il Paradiso dei santi a cui aspiriamo è guardare e contemplare in eterno il volto d'amore di Dio Padre, di Dio Figlio, di Dio Spirito Santo, il volto della Santissima Trinità, il volto più bello e perfetto che ha incarnato sulla terra il volto di Dio, Maria Santissima, che ci attende in paradiso. Pensare al paradiso non è, come qualcuno afferma, drogarsi nella vita, illudersi senza avere certezze di alcuni tipo. Pensare al paradiso è pensare all'essenza dell'uomo, che è stato fatto per la felicità con una identità poco meno inferiore degli angeli. E' avere una speranza che non delude, ma rende puri, come ricorda l'evangelista Giovanni nel testo della sua prima lettera: Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro.

Preghiamo tutti i nostri santi, i nostri protettori e in questo giorno di festa in cielo, sia anche festa in terra, nei nostri cuore, nelle nostre famiglie, nelle nostre nazioni, tra tutte le persone che amano Dio e l'uomo nella sincerità del loro cuore, per cui sono in festa, in quanto nell'amore c'è la gioia e la santità vera.

 

 

Domenica 2 Novembre 2014: Commemorazione di tutti i fedeli defunti

 

Commento al Vangelo nella commemorazione di tutti i fedeli defunti

Gv  6, 37-40  I Messa

 

Nella mente di ogni credente e cristiano il 2 novembre è giorno di lutto, sofferenza e pianto. Sarà anche per il fatto che in questa giornata ci ritroviamo tutti a pregare, nei cimiteri, sulle tombe dei nostri cari e quindi, si vuole o non si vuole, un senso di mestizia prende il nostro cuore e riviviamo la sofferenza della perdita delle persone care. Riviviamo, in altri termini il lutto, la separazione, il distacco. Si rinnovano i ricordi, i sensi di colpa, le cose fatte per i propri cari, le gioie donate e le sofferenze provocate. Si pensa, oltre quel momento, alla verità eternità. Un corpo giace nella terra o nei loculi e l'anima sta già, ce lo auguriamo per tutti, a godere il volto di Gesù.

Questa speranza della gioia eterna e della risurrezione finale anche dei nostri miseri corpi, ci fa affrontare con animo diverso il mistero della morte. Non vorremmo morire mai, quando tutto va bene nella nostra vita; vorremmo affrettare l'incontro con il Signore, dopo la morte, quando soffriamo e le cose non vanno assolutamente bene; per cui siamo tristi ed angosciati come Gesù nell'orto del Getsemani che, vedendo la sua morte in croce imminente, si rivolge al Padre e chiede di far passare quel calice del dolore, anche se è totalmente disposto a fare la sua volontà.

La morte e la morte in croce di Gesù dà significato alla morte di ogni uomo che viene e vive in questo mondo. Ma è soprattutto la risurrezione di Gesù a dare significato vero alla vita di ogni credente. Noi non finiamo con la morte e la morte non è l'ultima parola della nostra vita. C'è una vita oltre la vita che in questo giorno della commemorazione di tutti i fedeli defunti, noi non possiamo assolutamente dimenticare. La coincidenza di quest'anno con la domenica, che è la Pasqua settimanale, aiuta ad inquadrare da un punto di vista liturgico e spirituale questa festa della tristezza che deve essere la festa della gioia, della speranza e della vera.

Bellissime le parole che Giobbe pronuncia per indicare il tema della morte come via della speranza e non del dolore, la via della luce e della pace e non delle tenebre e della guerra. Non siamo in questo mondo stranieri a Dio e non lo saremmo nell'eternità. Anzi la nostra vera patria sta propri lì e noi siamo cittadini per sempre in quello mondo che conoscere e godremo dopo la morte.

Esultare, gioire e rallegrarsi in questo giorno in cui tutto parla di morte, perché ci attende una risurrezione finale per il bene e con tutti coloro che hanno fatto del bene secondo la logica di quel vangelo della carità che è la base di partenza del giudizio universale che Dio effettuerà alla fine dei tempi, quando tutto verrà trasformato in un nuovo mondo, in cieli nuovi e terra nuova, come ci ricorda san Giovanni nel testo dell'Apocalisse.

Di fronte a questa prospettiva di gioia, non bisogna aver paura della morte, ma pregare per i morti. Certo la vita di oggi con i tanti drammi quotidiani ci pone di fronte al tema della morte in modo violento e dirompente. Troppi omicidi, stragi, efferatezze di ogni genere, in tutto il mondo, che ci fanno capire quanto dobbiamo ancora lavorare per guardare alla vita e alla morte nel segno di Colui che è morto per noi sulla croce, è risorto e ci attende nel suo regno di luce.

Tutto qui sta il grande mistero della morte, che pure ci fa paura. Fa paura ai piccoli, ai giovani ai grandi, agli anziani, ai sani e agli ammalati, perché l'attaccamento alla vita rientra nella natura dell'essere umano che vorrebbe essere felice per sempre, anche su questa terra. E la felicità, l'immortalità la conquistiamo vivendo il vangelo della carità ed attuando le beatitudini come stile di vita che apre il nostro avvenire al Dio vero e santo della nostra vita. Preghiamo allora in questo giorno santo per tutti i defunti, per i nostri cari, per le anime abbandonate e dimenticate, per i papi, i vescovi, i sacerdoti, i religiosi, i fedeli laici, per quanti sono in attesa di incontrare il volto di Dio e che sono nella condizione di purificazione eterna. Per tutti loro preghiamo con le stesse parola della liturgia di oggi: "Dio onnipotente, il tuo unico Figlio, nel mistero della Pasqua, è passato da questo mondo alla gloria del tuo regno; concedi ai nostri fratelli defunti di condividere il suo trionfo sulla morte e di contemplare in eterno te, o Padre, che li hai creati e redenti". A questa preghiera aggiungiamo nel nostre personali preghiere per i nostri cari e per tutti i defunti, cogliendo l'occasione in questo giorno di riflettere sul senso della vita che è davvero un passaggio repentino per aprirli la strada dell'eternità. E diciamo:

 

Dio di infinita misericordia,

affidiamo alla tua immensa bontà

quanti hanno lasciato questo mondo per l'eternità,

dove tu attendi l'intera umanità,

redenta dal sangue prezioso di Cristo, Tuo Figlio,

morto in riscatto per i nostri peccati.

Non guardare, Signore, alle tante povertà,

miserie e debolezze umane,

quando ci presenteremo davanti al tuo tribunale,

per essere giudicati per la felicità o la condanna.

Volgi su di noi il tuo sguardo pietoso,

che nasce dalla tenerezza del Tuo cuore,

e aiutaci a camminare sulla strada

di una completa purificazione.

Nessuno dei tuoi figli vada perduto

nel fuoco eterno inferno,

dove non ci può essere più pentimento,

ma solo patimenti per sempre.

Ti affidiamo Signore le anime dei nostri cari,

delle persone che sono morte

senza il conforto sacramentale,

o non hanno avuto modo di pentirsi

nemmeno al temine della loro vita.

Nessun abbia da temere di incontrare Te,

dopo il pellegrinaggio terreno,

nella speranza di essere accolto

nelle braccia della tua infinita misericordia.

Sorella morte corporale

ci trovi vigilanti nella preghiera

e carichi di ogni bene

fatto nel corso della nostra breve o lunga esistenza.

Signore, niente ci allontani da Te su questa terra,

ma tutto e tutti ci sostengano nell'ardente desiderio

di riposare serenamente ed eternamente in Te. Amen

 

 

 

 

 

 

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