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  • Disposizioni del vescovo Semeraro per le celebrazioni liturgiche col popolo

     Riepilogo disposizioni 1

     In vista del ritorno alle celebrazioni liturgiche col popolo, previsto da lunedì 18 maggio, il vescovo di Albano, Marcello Semeraro ha indicato ai parroci e sacerdoti del presbiterio diocesano le disposizioni cui attenersi e che riguardano norme generali, l'organizzazione degli spazi, la gestione degli accessi, le norme di comportamento del celebrante, dei ministri e dei fedeli, la distribuzione dell'Eucaristia, la celebrazione di alcuni sacramenti, l'igienizzazione di luoghi e oggetti e le condizioni per le celebrazioni in luoghi diversi dalle chiese parrocchiali.

     

    Inoltre in allegato le disposizioni del vescovo riguardo la celebrazione dei riti esequiali. In particolare, per i fedeli cattolici che lo richiedono, il rito delle esequie deve essere celebrato in spazio aperto nell'area cimiteriale dei singoli Comuni, mentre per quanto concerne al rito, si seguirà quello indicato dal capitolo IV del Rito delle esequie, dove non si prevede la celebrazione della Messa esequiale, la quale potrà essere celebrata a tempo opportuno, senza la presenza del corpo del defunto.

  • Il Mese di Maggio in Parrocchia

    27 031 FILEminimizerIl mese di maggio, nella devozione popolare è dedicato alla Vergine Maria. In particolare rivolgiamo la nostra preghiera a Dio perchè possiamo imparare il modo giusto di onorarlo, prendendo come nostro modello di fede e di preghiera la Madre di Gesù. E' affidiamo l'intero Paese che soffre a causa di corona virus, alla protezione della Madre di Dio come segno di salvezza e di speranza.

    Intanto vi comunico alcuni appuntamenti:


    1 Maggio:
    Ore 18.00: dal Santuario Santa Maria della Rotonda: Meditazione biblica e teologica che si può seguire sul canale YOUTUBE DELLA DIOCESI


    Ore 18.30: dalla nostra parrocchia potete seguire la recita del Rosario in diretta su Facebook della
    Parrocchia e su ZOOM (Password e meeting ID troverete sotto)

     

    Ore 21.00: la Conferenza Episcopale Italiana fa affidamento l'intero Paese alla protezione della Madre di
    Dio come segno di salvezza e di speranza, con un momento di preghiera, nella basilica di Santa Maria del Fonte presso Caravaggio (diocesi di Cremona, provincia di Bergamo). Potrà seguire indiretta in TV.

     

    E vi ricordo di tenere presente sempre gli appuntamenti che troverete nella locandina per il mese mariano
    della nostra diocesi: Maggio digitale.

     

    Ogni domenica dopo la messa delle ore 11.00 celebrata in Parrocchia ci sarà la recita del Santo Rosario

     

     

     don Paolo

     

    Recita del Santo Rosario tramite Zoom meeting

     

    Join Zoom Meeting
    https://us02web.zoom.us/j/3332908169?pwd=NTRCMHEwSW1QN1RBMEVmc1JFUU10UT09

    Meeting ID: 333 290 8169
    Password: CuoreImm2
    Meeting ID: 333 290 8169
    Password: 794450
    Find your local number: https://us02web.zoom.us/u/kN8txlw9D

  • Le iniziative della Diocesi per il mese di Maggio

    Devozione e tradizione, al via il progetto «Maggio digitale: pellegrini con Maria»

     

    Locandina maggio digitale-800x1132Partirà giovedì 30 aprile il progetto "Maggio digitale: pellegrini con Maria", che propone una visita virtuale e momenti di preghiera reali in cinque santuari mariani della diocesi di Albano, per tre giorni a settimana – dal giovedì al sabato alle 18.
    L'iniziativa, coordinata da don Alessandro Saputo parroco della chiesa dello Spirito Santo ad Aprilia e responsabile del settore Apostolato biblico dell'ufficio Catechistico diocesano, prevede la pubblicazione sul canale Youtube della diocesi di Albano di video con racconti e testimonianze (di parroci, sacerdoti ed esperti) sulla storia e le bellezze artistiche e architettoniche dei luoghi di culto mariani (il primo giorno), un approfondimento biblico- teologico sulla Vergine Maria attraverso una breve lectio divina (il venerdì) e la celebrazione di un rosario meditato (il sabato). La domenica, dove possibile, sarà trasmessa in diretta streaming la Messa.
    I pellegrinaggi virtuali si svolgeranno nel santuario di Santa Maria della Rotonda, ad Albano laziale (dal 30 aprile al 2 maggio), della Madonna di Collefiorito a Pomezia (dal 7 al 9 maggio), di Santa Maria di Galloro, ad Ariccia (dal 14 al 16 maggio), di Nostra Signora delle Grazie e Santa Maria Goretti, a Nettuno (dal 21 al 23 maggio) e della Madonna delle Grazie, a Lanuvio (dal 28 al 30 maggio).
    Il progetto è nato dalla collaborazione tra l'ufficio Catechistico (settore Apostolato biblico), l'ufficio Liturgico, il Museo diocesano e l'ufficio per le Comunicazioni sociali della diocesi di Albano, per permettere di vivere la devozione mariana e le tradizioni popolari nel mese di maggio, nonostante le restrizioni in essere. (fonte sito web diocesi di Albano)

  • Festa Titolare 2019

  • Festa Titolare 2018

  • 31 Maggio 2017: Ascensione del Signore

    Ascensione del Signore

    Letture: Atti 1,1-11; Salmo 46; Efesini 1,17-23; Matteo 28,16-20

    Anno A

     

    In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

     

    L'ultimo appuntamento di Gesù ai suoi è su di un monte in Galilea, la terra dove tutto ha avuto inizio. I monti sono come indici puntati verso l'infinito, la terra che si addentra nel cielo, sgabello per i piedi di Dio, dimora della rivelazione della luce: sui monti si posa infatti il primo raggio di sole e vi indugia l'ultimo.
    Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù lascia la terra con un bilancio deficitario: gli sono rimasti soltanto undici uomini impauriti e confusi, e un piccolo nucleo di donne tenaci e coraggiose.
    Lo hanno seguito per tre anni sulle strade di Palestina, non hanno capito molto ma lo hanno amato molto, e sono venuti tutti all'appuntamento sull'ultima montagna.
    E questa è la sola garanzia di cui Gesù ha bisogno. Ora può tornare al Padre, rassicurato di essere amato, anche se non del tutto capito, e sa che nessuno di loro lo dimenticherà.
    Gesù compie un atto di enorme, illogica fiducia in uomini che dubitano ancora, non resta a spiegare e a rispiegare. Il Vangelo e il mondo nuovo, che hanno sognato insieme, li affida alla loro fragilità e non all'intelligenza dei primi della classe: è la legge del granello di senape, del pizzico di sale, dei piccoli che possono essere lievito e forse perfino fuoco, per contagiare di Vangelo e di nascite coloro che incontreranno.
    C'è un passaggio sorprendente nelle parole di Gesù: A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra... Andate dunque. Quel dunque è bellissimo: per Gesù è ovvio che ogni cosa che è sua sia anche nostra. Tutto è per noi: la sua vita, la sua morte, la sua forza! Dunque, andate. Fate discepoli tutti i popoli... Con quale scopo? Arruolare devoti, far crescere il movimento con nuovi adepti? No, ma per un contagio, un'epidemia divina da spargere sulla terra. Andate, profumate di cielo le vite che incontrate, insegnate il mestiere di vivere, così come l'avete visto fare a me, mostrate loro quanto sono belli e grandi.
    E poi le ultime parole, il suo testamento: Io sono con voi, tutti i giorni, fino alla fine del mondo: con voi, sempre, fino alla fine.
    Cosa sia l'ascensione lo capiamo da queste parole. Non è andato lontano o in alto, in qualche angolo remoto del cosmo, ma si è fatto più vicino di prima. Se prima era insieme con i discepoli, ora sarà dentro di loro. Non è andato al di là delle nubi ma al di là delle forme. È asceso nel profondo delle cose, nell'intimo del creato e delle creature, e da dentro preme come forza ascensionale verso più luminosa vita.
    Quel Gesù che ha preso per sé la croce per offrirmi in ogni mio patire scintille di risurrezione, per aprire brecce nei muri delle mie prigioni, lui è il mio Dio esperto di evasioni!

  • Concorso "Disegna un tappeto di fiori" 2017

    LA VINCITRICE DEL CONCORSO "DISEGNA UN TAPPETO DI FIORI" E' GAIA BORELLI

     Ringraziamo tutti coloro che hanno partecipato al concorso.

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  • 20 Maggio 2017: VI Domenica di Pasqua

    VI Domenica di Pasqua

    Letture: Atti 8,5-8.14-17; Salmo 65; 1 Pietro 3,15-18; Giovanni 14,15-21

    Anno A

     

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui».

     

    La prima parola è «se»: se mi amate. Un punto di partenza così libero, così umile, così fragile, così fiducioso, così paziente. Non dice: dovete amarmi. Nessuna minaccia, nessuna costrizione, puoi aderire e puoi rifiutarti in totale libertà.
    Ma, se mi ami, sarai trasformato in un'altra persona, diventerai come me, prolungamento dei miei gesti, eco delle mie parole: se mi amate, osserverete i comandamenti miei. Non per dovere, ma come espansione verso l'esterno di ciò che già preme dentro, come la linfa della vite a primavera, quando preme sulla corteccia dura dei tralci e li apre e ne esce in forma di gemme e foglie.
    In questo passo del Vangelo di Giovanni, per la prima volta, Gesù chiede esplicitamente di essere amato. Il suo comando finora diceva: Amerai Dio, amerai il prossimo tuo, vi amerete gli uni gli altri come io vi ho amato, ora aggiunge se stesso agli obiettivi dell'amore. Non detta regole, si fa mendicante d'amore, rispettoso e generativo. Non rivendica amore, lo spera.
    Ma amarlo è pericoloso. Infatti il brano di oggi riporta sette versetti, in cui per sette volte Gesù ribadisce un concetto, anzi un sogno: unirsi a me, abitare in noi. E lo fa con parole che dicono unione, compagnia, incontro, intimità, in una divina monotonia, umile e sublime: sarò con voi, verrò presso di voi, in voi, a voi, voi in me io in voi.
    Gesù cerca spazi, spazi nel cuore, spazi di trasformazione: se mi ami diventi come me! Io posso diventare come Lui, acquisire nei miei giorni un sapore di cielo e di storia buona; sapore di libertà, di mitezza, di pace, di forza, di nemici perdonati, e poi di tavole imbandite, e poi di piccoli abbracciati, di relazioni buone e feconde che sono la bellezza del vivere.
    Quali sono i comandamenti miei di cui parla Gesù? Non l'elenco delle Dieci Parole del monte Sinai; non i comandi esigenti o i consigli sapienti dettati in quei tre anni di itineranza libera e felice dal rabbi di Nazaret.
    I comandamenti da osservare sono invece quei gesti che riassumono la sua vita, che vedendoli non ti puoi sbagliare: è davvero lui. Lui che si perde dietro alla pecora perduta, dietro a pubblicani e prostitute, che fa dei bambini i principi del suo regno, che ama per primo, ama in perdita, ama senza aspettare di essere ricambiato.
    «Come ho fatto io, così farete anche voi» (Gv 13,15). Lui che cinge un asciugamano e lava i piedi, che spezza il pane, che nel giardino trema insieme al tremante cuore della sua amica («donna, perché piangi?»), che sulla spiaggia prepara il pesce sulla brace per i suoi amici. Comandamenti che confortano la vita. Mentre nelle sue mani arde il foro dei chiodi incandescenti della crocifissione.

  • 14 Maggio 2017: V Domenica di Quaresima

    V Domenica di Pasqua

    Letture: Atti 6, 1-7; Salmo 32; 1 Lettera di San Pietro 2,4-9; Giovanni 14, 1-12

    Anno A

     

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: "Vado a prepararvi un posto"? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
    Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre (...)».

     

    Non abbiate paura, non sia turbato il vostro cuore, sono le parole di apertura del Vangelo, le parole primarie del nostro rapporto con Dio e con la vita, quelle che devono venirci incontro appena aperti gli occhi, ogni mattina.
    Gesù ha una proposta chiara per aiutarci a vincere la paura: abbiate fede, nel Padre e anche in me. Il contrario della paura non è il coraggio, è la fede nella buona notizia che Dio è amore, e non ti molla; la fede in Gesù che è la via, la verità, la vita. Tre parole immense. Inseparabili tra loro. Io sono la strada vera che porta alla vita.
    La Bibbia è piena di strade, di vie, di sentieri, piena di progetti e di speranze. Felice chi ha la strada nel cuore, canta il salmo 84,6. I primi cristiani avevano il nome di "Quelli della via" (Atti 9,2), quelli che hanno sentieri nel cuore, che percorrono le strade che Gesù ha inventato, che camminano chiamati da un sogno e non si fermano. E la strada ultima, la via che i discepoli hanno ancora negli occhi, il gesto compiuto poco prima da Gesù, è il maestro che lava i piedi ai suoi, amore diventato servizio.
    Io sono la verità. Gesù non dice di avere la verità, ma di essere la verità, di esserlo con tutto se stesso. La verità non consiste in cose da sapere, o da avere, ma in un modo di vivere. La verità è una persona che produce vita, che con i suoi gesti procura libertà. «La verità è ciò che arde» (Ch. Bobin), parole e azioni che hanno luce, che danno calore.
    La verità è sempre coraggiosa e amabile. Quando invece è arrogante, senza tenerezza, è una malattia della storia che ci fa tutti malati di violenza. La verità dura, aggressiva, la verità dispotica, «è così e basta», la verità gridata da parole come pietre, quella dei fondamentalisti, non è la voce di Dio. La verità imposta per legge non è da Dio. Dio è verità amabile.
    Io sono la vita, io faccio vivere. Parole enormi che nessuna spiegazione può esaurire. Parole davanti alle quali provo una vertigine. Il mistero dell'uomo si spiega con il mistero di Dio, la mia vita si spiega solo con la vita di Dio. Il nostro segreto è oltre noi.
    Nella mia esistenza c'è una equazione: più Dio equivale a più io. Più vangelo in me vuol dire più vita in me, vita di una qualità indistruttibile.
    Il mistero di Dio non è lontano da te, è nel cuore della tua vita: nei gesti di nascere, amare, dubitare, credere, perdere, illudersi, osare, dare la vita... La vita porta con sé il respiro di Dio, in ogni nostro amore è Lui che ama.
    Chi crede in me anch'egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste. Falsa religione è portare Dio nella nostra misura, vera fede è portare noi stessi nella misura di Dio.

  • 7 Maggio 2017: IV Domenica di Pasqua

    IV Domenica di Pasqua

    Letture: Atti 2,14.36-41; Salmo 22; 1 Pietro 2,20-25; Giovanni 10,1-10

    Anno A

     

    In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro. [...]

     

    Sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza. Per me, una delle frasi più solari di tutto il Vangelo. Anzi, è la frase della mia fede, quella che mi seduce e mi rigenera ogni volta che l'ascolto: sono qui per la vita piena, abbondante, potente. Non solo la vita necessaria, non solo quel minimo senza il quale la vita non è vita, ma la vita esuberante, magnifica, eccessiva; vita che rompe gli argini e tracima e feconda, uno scialo, uno spreco che profuma di amore, di libertà e di coraggio.
    Così è Dio: manna non per un giorno ma per quarant'anni nel deserto, pane per cinquemila persone, pelle di primavera per dieci lebbrosi, pietra rotolata via per Lazzaro, cento fratelli per chi ha lasciato la casa, perdono per settanta volte sette, vaso di nardo per 300 denari.
    «Gesù non è venuto a portare una teoria religiosa, un sistema di pensiero. Ci ha comunicato vita ed ha creato in noi l'anelito verso più grande vita» (G. Vannucci).
    Il Vangelo contiene la risposta alla fame di vita che tutti ci portiamo dentro e che ci incalza.
    Il primo gesto che caratterizza il pastore vero, datore di vita, è quello di entrare nel recinto delle pecore, chiamare ciascuna per nome (Gesù usa qui una metafora eccessiva, illogica, impossibile per un pastore "normale", ma il gesto sottolinea il di più, l'amore esagerato del Signore) e poi di condurle fuori.
    Gesù porta le sue pecore fuori dal recinto, un luogo che dà sicurezza ma che al tempo stesso toglie libertà. Non le porta da un recinto ad un altro, dalle istituzioni del vecchio Israele a nuovi schemi migliori. No, egli è il pastore degli spazi aperti, quello che lui avvia è un processo di liberazione interminabile, una immensa migrazione verso la vita. Per due volte assicura: «io sono la porta», la soglia sempre spalancata, che nessuno richiuderà più, più forte di tutte le prigioni (entrerà e uscirà e troverà...), accesso a una terra dove scorrono latte e miele, latte di giustizia e innocenza, miele di libertà. Più vita.
    La seconda caratteristica del pastore autentico è quella di camminare davanti alle pecore. Non abbiamo un pastore di retroguardie, ma una guida che apre cammini e inventa strade. Non un pastore che grida o minaccia per farsi seguire, ma uno che precede e convince, con il suo andare sicuro, davanti a tutti, a prendere in faccia il sole e il vento, pastore di futuro che mi assicura: tu, con me appartieni ad un sistema aperto e creativo, non a un vecchio recinto finito, bloccato, dove soltanto obbedire. Vivere è appartenere al futuro: lo tiene aperto lui, il pastore innamorato, «il solo pastore che per i cieli ci fa camminare» (D. M. Turoldo).

     

  • 29 maggio 2016: Santissimo Corpo e Sangue di Cristo

    Santissimo Corpo
    e Sangue di Cristo

     

    Letture: Genesi 14,18-20; Salmo 109; 1 Corinzi 11, 23-26; Luca 9,11-17

    Anno C

     

    In quel tempo (...) il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C'erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così (...). Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

     

    Festa della vita donata, del Corpo e del Sangue dati a noi: partecipare al Corpo e al Sangue di Cristo non tende ad altro che a trasformarci in quello che riceviamo (Leone Magno). Dio è in noi: il mio cuore lo assorbe, lui assorbe il mio cuore, e diventiamo una cosa sola. L'uomo è l'unica creatura che ha Dio nel sangue (Giovanni Vannucci), abbiamo in noi un cromosoma divino.
    Gesù parlava alle folle del Regno e guariva quanti avevano bisogno di cure. Parlava del Regno, annunciava la buona notizia che Dio è vicino, con amore.
    E guariva. Il Vangelo trabocca di miracoli. Gesù tocca la carne dei poveri, ed ecco che la carne guarita, occhi nuovi che si incantano di luce, un paralitico che danza nel sole con il suo lettuccio, diventano come il laboratorio del regno di Dio, il collaudo di un mondo nuovo, guarito, liberato, respirante.
    E i cinquemila a loro volta si incantano davanti a questo sogno, e devono intervenire i Dodici: Mandali via, tra poco è buio, e siamo in un luogo deserto. Si preoccupano della gente, ma adottano la soluzione più meschina: Mandali via. Gesù non ha mai mandato via nessuno.
    Il primo passo verso il miracolo, condivisione piuttosto che moltiplicazione, è una improvvisa inversione che Gesù imprime alla direzione del racconto: Date loro voi stessi da mangiare. Un verbo semplice, asciutto, pratico: date.
    Nel Vangelo il verbo amare si traduce sempre con un altro verbo concreto, fattivo, di mani: dare (Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio (Gv 3,16), non c'è amore più grande che dare la vita per i propri amici (Gv 15,13).
    Gli apostoli non possono, non sono in grado, hanno soltanto cinque pani, un pane per ogni mille persone: è poco, quasi niente. Ma la sorpresa di quella sera è che poco pane condiviso, che passa di mano in mano, diventa sufficiente; che la fine della fame non consiste nel mangiare da solo, voracemente, il proprio pane, ma nel condividerlo, spartendo il poco che hai: due pesci, il bicchiere d'acqua fresca, olio e vino sulle ferite, un po' di tempo e un po' di cuore. La vita vive di vita donata.
    Tutti mangiarono a sazietà. Quel tutti è importante. Sono bambini, donne, uomini. Sono santi e peccatori, sinceri o bugiardi, nessuno escluso, donne di Samaria con cinque mariti e altrettanti divorzi. Nessuno escluso. Pura grazia.
    È volontà di Dio che la Chiesa sia così: capace di insegnare, guarire, dare, saziare, accogliere senza escludere nessuno, capace come gli apostoli di accettare la sfida di mettere in comune quello che ha, di mettere in gioco i suoi beni.
    Se facessimo così ci accorgeremmo che il miracolo è già accaduto, è
    in una prodigiosa moltiplicazione: non del pane
    ma del cuore.

  • Estrazione lotteria 2016

  • 22 Maggio 2016: Santissima Trinità

    Santissima Trinità 

    Letture: Proverbi 8,22-31; Salmo 8; Romani 5,1-5; Giovanni 16, 12-15

    Anno C

     

    In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future.
    Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

     

    Verrà lo Spirito e vi annuncerà le cose future. Lo Spirito permette ai miei occhi, chini sul presente, di vedere lontano, di anticipare la rosa che oggi è in boccio, di intuire
    già colore e profumo là dove ora non c'è che un germoglio.
    Lo Spirito è la vedetta sulla prua della mia nave. Annuncia terre che io ancora non vedo. Io gli do ascolto e punto verso di esse il timone, e posso agire certo che ciò che tarda verrà, comportarmi come se la rosa fosse già fiorita, come se il Regno fosse già venuto.
    Lo Spirito prenderà del mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio. In questa scambio di doni cominciamo a intravedere il segreto della Trinità: non un circuito chiuso, ma un flusso aperto che riversa amore, verità, intelligenza oltre sé, effusione ardente di vita divina.
    Nel dogma della Trinità c'è racchiuso il sogno per noi. Se Dio è Dio solo in questa comunione, allora anche l'uomo sarà uomo solo in una analoga relazione d'amore.
    Quando in principio il Creatore dice: «Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza» (Gen 1,26), se guardiamo bene, vediamo che Adamo non è fatto a immagine del Dio che crea; non a immagine dello Spirito che si librava sulle acque degli abissi, non a immagine del Verbo che era da principio presso Dio.
    Molto di più, Adamo ed Eva sono fatti a immagine della Trinità, a somiglianza quindi di quella comunione, del loro legame d'amore, della condivisione. Qui sta la nostra identità più profonda, il cromosoma divino in noi. In principio, è posta la relazione. In principio a tutto, il legame.
    Al termine di una giornata puoi anche non aver mai pensato a Dio, mai pronunciato il suo nome. Ma se hai creato legami, se hai procurato gioia a qualcuno, se hai portato il tuo mattone di comunione, tu hai fatto la più bella professione di fede nella Trinità.
    Il vero ateo è chi non lavora a creare legami, comunione, accoglienza. Chi diffonde gelo attorno a sé. Chi non entra nella danza delle relazioni non è ancora entrato in Dio, il Dio che è Trinità, che non è una complicata formula matematica in cui l'uno e il tre dovrebbero coincidere: «Se vedi l'amore, vedi la Trinità» (sant'Agostino).
    Allora capisco perché la solitudine mi pesa tanto e mi fa paura: perché è contro la mia natura. Allora capisco perché quando sono con chi mi vuole bene, quando accolgo e sono accolto da qualcuno, sto così bene: perché realizzo la mia vocazione.
    Tutto circola nell'universo: pianeti, astri, sangue, fiumi, vento e uccelli migratori... È la legge della vita, che si ammala se si ferma, che si spegne se non si dona. La legge della chiesa che, se si chiude, si ammala (papa Francesco).

  • Festa Titolare 2016

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  • 15 Maggio 2016: Domenica di Pentecoste

    Domenica di Pentecoste

    Letture: Atti 2,1-11; Salmo 103; Romani 8,8-17; Giovanni 14,15-16.23-26

    Anno C

     

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre. Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
    Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».

     

    Lo Spirito Santo che il Padre manderà vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto. Lo Spirito, il misterioso cuore del mondo, il vento sugli abissi dell'origine, il fuoco del roveto, l'amore in ogni amore, respiro santo del Padre e del Figlio, lo Spirito che è Signore e dà la vita, come proclamiamo nel Credo, è mandato per compiere due grandi opere: insegnare ogni cosa e farci ricordare tutto quello che Gesù ha detto.
    Avrei ancora molte cose da dirvi, confessa Gesù ai suoi. Eppure se ne va, lasciando il lavoro incompiuto. Penso all'umiltà di Gesù, che non ha la pretesa di aver insegnato tutto, di avere l'ultima parola, ma apre, davanti ai discepoli e a noi, spazi di ricerca e di scoperta, con un atto di totale fiducia in uomini e donne che finora non hanno capito molto, ma che sono disposti a camminare, sotto il vento dello Spirito che traccia la rotta e spinge nelle vele. Queste parole di Gesù mi regalano la gioia profetica e vivificante di appartenere ad una Chiesa che è un sistema aperto e non un sistema bloccato e chiuso, dove tutto è già stabilito e definito.
    Lo Spirito ama insegnare, accompagnare oltre, verso paesaggi inesplorati, scoprire vertici di pensiero e conoscenze nuove. Vento che soffia avanti.
    Seconda opera dello Spirito: vi ricorderà tutto quello che vi ho detto. Ma non come un semplice fatto mnemonico o mentale, un aiuto a non dimenticare, bensì come un vero "ri-cordare", cioè un "riportare al cuore", rimettere in cuore, nel luogo dove di decide e si sceglie, dove si ama e si gioisce. Ricordare vuol dire rendere di nuovo accesi gesti e parole di Gesù, di quando passava e guariva la vita, di quando diceva parole di cui non si vedeva il fondo.
    Perché lo Spirito soffia adesso; soffia nelle vite, nelle attese, nei dolori e nella bellezza delle persone. Questo Spirito raggiunge tutti. Non investe soltanto i profeti di un tempo, o le gerarchie della Chiesa, o i grandi teologi. Convoca noi tutti, cercatori di tesori, cercatrici di perle, che ci sentiamo toccati al cuore da Cristo e non finiamo di inseguirne le tracce; ogni cristiano ha tutto lo Spirito, ha tanto Spirito Santo quanto i suoi pastori.
    Ognuno ha tutto lo Spirito che gli serve per collaborare ad una terza opera fondamentale per capire ed essere Pentecoste: incarnare ancora il Verbo, fare di ciascuno il grembo, la casa, la tenda, una madre del Verbo di Dio. In quel tempo, lo Spirito è sceso su Maria di Nazareth, in questo tempo scende in me e in te, perché incarniamo il Vangelo, gli diamo passione e spessore, peso e importanza; lo rendiamo presente e vivo in queste strade, in queste piazze, salviamo un piccolo pezzo di Dio in noi e non lo lasciamo andare via dal nostro territorio.

  • Concorso "Disegna un tappeto di fiori" 2016

     Disegni dei tappeti di fiori realizzati dai ragazzi della scuola media “Vito Volterra”‏.La vincitrice è Beatrice D.U. 

    Per vedere i disegni degli altri partecipanti, 

  • Il Mese Mariano in Parrocchia

    ANNO GIUBILARE DELLA MISERICORDIA

     MESE DEDICATO ALLA BEATA VERGINE MARIA

     

    Tutti i giorni: ore 17:20 recita del S. Rosario e in particolare nei giorni sotto elencati ci saranno le seguenti celebrazioni:

     

    DOMENICA 8 MAGGIO
    ore 10:00 Supplica alla Madonna di Pompei

    ore 11.30 S. Messa e celebrazione Prime Comunioni 

     

  • 8 Maggio 2016: Ascensione del Signore

    Ascensione del Signore

    Letture: Atti 1,1-11; Salmo 46; Ebrei 9,24-28;10,19-23; Luca 24, 46-53

     

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto». Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

     

    Ascensione, alla ricerca con Cristo di un crocevia tra terra e cielo, di una fessura aperta sull'oltre, su ciò che dura al di là tramonto del giorno: sapere che il nostro amare non è inutile, ma sarà raccolto goccia a goccia e vissuto per sempre; che il nostro lottare non è inutile; che non va perduta nessuna generosa fatica, nessuna dolorosa pazienza.
    Il Vangelo ci pone in bilico tra cielo e terra, in una perenne ascensione, sospinge in avanti e verso l'alto. «Tutto il cammino spirituale si riassume nel crescere verso più coscienza, più libertà e più amore. Anzi l'intera esistenza del cosmo, dai cristalli agli animali, è incamminata lungo queste tre direttrici profonde: più consapevolezza, più amore, più libertà» (Giovanni Vannucci).
    Guardiamo i tre gesti ultimi di Gesù: invia, benedice, scompare.
    Inizia su quell'altura la "Chiesa in uscita" (papa Francesco). Inizia con l'invio che chiede agli apostoli, un cambio di sguardo. Devono passare da una comunità, da una Chiesa che mette se stessa al centro, che accende i riflettori su di sé, da una Chiesa centripeta ad una Chiesa che si mette al servizio del cammino ascensionale del mondo, al servizio dell'avvenire dell'uomo, della vita, della cultura, della casa comune, delle nuove generazioni. Una Chiesa rabdomante del buono del mondo, che vuole captare, cogliere e far emergere le forze più belle.
    Convertiteli: coltivate e custodite i semi divini di ciascuno. Come faceva Gesù che percorreva la Galilea e andava in cerca della faglie, delle fenditure nelle persone, là dove scorrevano acque sepolte, come con la samaritana al pozzo. Captava le attese della gente e le portava alla luce.
    Così la Chiesa, sapendo che il suo annuncio è già preceduto dalla presenza discreta di Dio, dall'azione mite e possente dello Spirito, è inviata al servizio dei germi santi che sono in ciascuno. Per ridestarli.
    Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Una lunga benedizione sospesa, in eterno, tra cielo e terra veglia sul mondo. La maledizione non appartiene a Dio, lo dobbiamo testimoniare. Il gesto definitivo di Gesù è benedire. Il mondo lo ha rifiutato e ucciso e lui lo benedice. Benedice me, così come sono, nelle mie amarezze e nelle mie povertà, in tutti i miei dubbi benedetto, nelle mie fatiche benedetto.
    Mentre li benediceva si staccò da loro. La Chiesa nasce da quel corpo assente. Ma Gesù non abbandona i suoi, non se ne va altrove nel cosmo, ma entra nel profondo di tutte le vite. Non è andato oltre le nubi ma oltre le forme: se prima era insieme con i discepoli, ora sarà dentro di loro, forza ascensionale dell'intero cosmo verso più luminosa vita.

  • L'immagine della Vergine Maria

     

     

    Allestimento ornamentale a cura di Irene Coscarella

  • Programma Festa Titolare 2015

  • Pellegrinaggio in Terra Santa e Giordania

    Giordania

  • Festa Titolare 2014

  • Diaconato Ever Jimenez

  • Appuntamenti settimanali dal 5 al 10 Maggio

    Mercoledì 7 Maggio – ore 18.00   S. Messa e Giuramento Ecclesiastico dell’accolito Ever Jimenez (il Giuramento Ecclesiastico è uno degli appuntamenti che precedono l'ordinazione diaconale. Nel corso di questo momento, l’ordinando diacono consegna una dichiarazione, redatta e firmata di proprio pugno, nella quale attesta che intende ricevere il Sacro Ordine spontaneamente e liberamente e che si dedicherà per sempre al ministero ecclesiastico)                                                                      

    A seguire Adorazione Eucaristica per le vocazioni sacerdotali

     

  • S. Rosario per le vie della Città

    Appuntamento alle ore 20,30 presso il Santuario di S. Maria della Rotonda, toccando le

  • Roario Itinerante

  • Solennità della Santissima Trinità

    SOLENNITÀ DELLA SANTISSIMA TRINITÀ

     (Gv 16, 12-15)

     

    Oggi la Chiesa ci fa celebrare il mistero fondamentale della nostra fede che sta alla base e al vertice di tutta la vita cristiana. Cerchiamo di entrare per quanto è possibile, sotto la guida di Gesù, dentro la grandezza e bellezza di questo mistero.

    Domenica scorsa, festa della Pentecoste, abbiamo contem­plato la nascita della Chiesa e i meravigliosi effetti che lo Spirito Santo viene a compiere: fare di noi un cuor solo e un’anima sola, una comunità di fratelli in Gesù, un popolo chiamato a vivere a modo della Trinità.

    Il Vangelo di oggi ci richiama ad un altro aspetto fonda­mentale dell’opera dello Spirito Santo: farci conoscere la perso­na di Gesù e farci penetrare sempre più profondamente nella sua attività e nel suo messaggio.

    Nel brano di oggi Gesù dice agli apostoli che egli avrebbe ancora tante cose da dire loro, ma per il momento non lo può fare perché essi non sarebbero in grado di accoglierle e di capirle. Questo compito spetterà allo Spirito Santo, che Gesù in unità con il Padre manderà. Egli spiegherà agli apostoli tutto quello che Gesù ha detto, li farà entrare in tutta intera la veri­tà; svelerà le cose dette da Gesù in tutta la loro profondità.

    Naturalmente lo Spirito Santo non aggiungerà nulla, sul piano oggettivo, alle parole di Gesù, non aggiungerà altre veri­tà a quelle già rivelate da Gesù. Con Gesù ormai è stata chiusa la rivelazione. Gesù ci ha già detto tutto, ci ha rivelato il Padre, il suo disegno di amore, le sue parole e i suoi comandamenti da attuare in tutta la loro pienezza.

    Ed allora quale sarà il compito dello Spirito Santo? Sarà quello di farci approfondire e farci entrare dentro ai misteri e alle verità annunciate da Gesù; ci aiuterà a scoprire le cose già dette da Gesù in tutta la loro profondità ed è quello che poi di fatto, come sappiamo, è avvenuto nella storia della Chiesa dalle origini fino a noi. Durante tutto questo periodo lo Spirito Santo è intervenuto appunto per farci capire aspetti sempre nuovi della parola di Gesù. Ci ha aperto livelli di profondità sempre nuovi di questa parola servendosi di tutti i membri della Chiesa, di tutte le anime sante, in particolare di tutti quei disce­poli di Gesù ai quali ha dato un dono speciale di penetrazione nel senso profondo delle sue parole.

    Ma ciò che è più importante per noi, suggerito dal Vangelo di oggi e tanto sottolineato anche dal Concilio Vaticano II, è il fatto che lo Spirito Santo viene dato a tutti i cristiani per illumi­narli sempre più a fondo sulle parole di Gesù. I fatti ci dicono che attraverso il vangelo vissuto con fedeltà e generosità da parte dei fedeli, lo Spirito Santo fa scoprire alla Chiesa degli aspetti del vangelo che in passato erano rimasti nascosti o non erano stati sufficientemente evidenziati dai teologi di professio­ne.

    Ecco quindi il grande compito dello Spirito Santo: farci penetrare nel pensiero di Gesù, soprattutto farci entrare in un rapporto personale vivo con lui che coinvolga tutta la persona (mente, cuore ed azione); rapporto personale, che fa parte della vita cristiana normale e dal quale tutti i cristiani sono chiamati. Naturalmente, assieme a Gesù e attraverso Gesù, ci fa capire anche il Padre. Ci fa entrare in quel rapporto personale che Gesù ha con il Padre, rapporto di unità profonda, di amore, di obbedienza, di adesione totale alla sua volontà. Più che con le sue parole, è con la sua vita che Gesù ci fa capire che il Padre ci ama immensamente. Per cui diventa facile e spontaneo per noi abbandonarci alla volontà del Padre e lasciarci guidare da Lui totalmente come ha fatto Gesù.

    Nello stesso tempo attraverso Gesù noi veniamo a cono­scere meglio e ad entrare in rapporto profondo personale anche con lo Spirito Santo. E questo non soltanto perché Gesù ci parla dello Spirito Santo, come il dono per eccellenza frutto della sua obbedienza al Padre, o perché Gesù ci insegna a chie­dere lo Spirito Santo attraverso la preghiera, ma soprattutto perché ci fa conoscere sperimentalmente chi è lo Spirito Santo: l’amore che unisce il Padre e il Figlio.

    Ecco dunque la meta suggestiva che ci viene proposta dal Vangelo di oggi: arrivare ad un rapporto personale con Gesù e attraverso di lui con il Padre e lo Spirito Santo.

     

  • Arriva la "Differenziata"

     A partire dal prossimo mese di Giugno, nel nostro quartiere partirà la

    RACCOLTA DIFFERENZIATA "PORTA A PORTA"

    nel territorio del Comune di Albano (nel comune di Ariccia già è attiva). Negli allegati si possono trovare le prime informazioni riguardo l'inaugurazione dell'isola ecologica e i primi incontri che gli amministratori della città avranno con i cittadini

  • Incontro dei Ministranti 4 Maggio 2013

    http://www.youtube.com/watch?v=y04M0GEC6wY&feature=youtu.be

  • Incontro Ministranti 4 Maggio 2013

    http://www.youtube.com/watch?v=y04M0GEC6wY&feature=youtu.be

  • Che il Signore vi benedica!

                                                                                                            

     

    Dal Vangelo di Marco (16, 15-20)

    15]Gesù disse loro: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. [16]Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. [17]E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove, [18]prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno».

    [19]Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio.

    [20]Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano.

     

     

    Sabato 18 maggio, alle ore 17.00, 20 ragazzi della nostra comuntà hanno ricevuto il Sacramento della Confermazione per le mani di Mons. Carlino Panseri, delegato dal nostro Vescovo.

    La comunità ha partecipato  alla gioia di Gaia, Mara, Manuela, Elena, Luca, Sara, Luca, Sara, Filippo, Francesca, Beatrice, Luca, Alice, Giovanni, Davide, Valerio Beatrice, Marcello, Lucrezia, Cristina, delle loro famiglie, dei padrini e madrine, con gli auguri più fervidi di vita cristiana consapevole, convinta e coraggiosa, con la luce e la forza dello Spirito Santo e con la materna protezione della Vergine Maria dal suo Cuore Immacolato.

    Un ringraziamento ai catechisti Suor Roberta ed  Emanuele in questi due anni ha preparato i ragazzi a questa tappa fondamentale della loro vita cristiana.

  • Domenica di Pentecoste

    DOMENICA DI PENTECOSTE

     (Gv 14, 15-16.23b-26)

    Eccoci arrivati alla Solennità della Pentecoste, festa della Chiesa per eccellenza perché come ci dice la prima lettura la Chiesa è nata precisamente nel giorno di Pentecoste, quando lo Spirito Santo sotto forma di lingue di fuoco è disceso sulla comunità degli apostoli con Maria madre di Gesù riuniti nel Cenacolo.

    La Pentecoste è quindi la nostra festa per eccellenza. Perché: chi è il cristiano? Chi siamo noi realmente? Il cristiano - come ci dice san Paolo - è uno il quale possiede lo Spirito Santo: «Se qualcuno non possiede lo Spirito di Cristo, non gli appartiene» (Rm 8, 9). Il cristiano è uno il quale è animato e guidato continuamente dallo Spirito Santo (Rm 8, 14).

    Lo scopo per cui la Chiesa ci fa celebrare questa festa è proprio quello di renderci coscienti del grande dono che abbia­mo ricevuto.

    Noi siamo nati, come dice Gesù, dall’acqua e dallo Spirito Santo (Gv 3,5). Ma, continua Gesù, lo Spirito soffia dove vuo­le, come per dire che lo Spirito Santo non è frutto della nostra iniziativa personale, ma viene da un atto del tutto libero dell’amore di Dio. Lo Spirito Santo che noi possediamo è il frutto di una scelta libera dell’amore di Dio per noi.

    Naturalmente Dio, nel chiamarci, può essersi servito di tanti mezzi, di tante vie: una lettura, una amicizia, un incontro con una persona particolare, una guida spirituale, ecc. Ma alla radice c’è sempre questa chiamata di Dio per noi. Non pense­remo mai abbastanza a questo dono immenso dell’amore personale di Dio per ciascuno di noi. E ciò è qualcosa di molto importante, è un qualcosa di straordinario.

    Che cosa infatti lo Spirito Santo compie in noi? Ci comu­nica la vita divina, ci rende partecipi della mente e del cuore di Dio. Lo Spirito Santo è innanzitutto sorgente di una grande luce. Ci aiuta a capire Gesù, ci fa penetrare e gustare il conte­nuto profondo di tutte le sue parole e di tutti gli insegnamenti della sua Chiesa; ce li fa assimilare.

    E poi lo Spirito Santo è in noi un principio di amore nuovo; ci comunica lo stesso amore proprio di Gesù, per cui ci rende capaci di compiere tutte le opere di Gesù, ci fa vivere alla Gesù.

    Lo Spirito Santo infine è sorgente di forza, di coraggio, ci fa affrontare ogni difficoltà, ci fa superare ogni tentazione, ci dona la vera gioia, la vera libertà. Ci fa affrontare serenamente anche le malattie, la morte. Lo Spirito Santo ci fa già pregusta­re il paradiso, magari insieme alle prove, e alle sofferenze che fanno parte della nostra condizione terrena. Il cristiano è una persona che non ha più paura di niente.

    La festa di oggi ha precisamente lo scopo di farci appro­fondire il mistero e la bellezza della vita cristiana e farci diven­tare dei cristiani autentici, cristiani maturi che sanno affrontare tutte le tentazioni e le prove di questo mondo. Se uno non arri­va a fare l’esperienza dello Spirito Santo non sarà mai capace di fare fronte ai gravi errori del mondo di oggi e alle tentazioni che vengono dalle suggestioni del mondo esterno.

    Ma qual è la via per raggiungere questo traguardo? Ci viene indicata dalle letture di oggi.

    Per Gesù si tratta di vivere la sua parola: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sem­pre» (Gv 14, 15-16; vedi anche 14, 23). Il senso di queste paro­le è molto chiaro. La conoscenza intima di Gesù e l’unione pro­fonda anche con il Padre saranno prodotte dallo Spirito Santo attraverso la parola di Gesù vissuta sempre più generosamente.

    Per san Paolo invece si tratta di rinnegare se stessi. È la stessa realtà ma vista sotto una angolazione diversa. In forza ? del dono dello Spirito Santo ormai siamo veri figli di Dio vera­mente liberi, liberi di amare e di fare il bene che Dio vuole da noi. Non siamo più degli schiavi sotto il dominio della concu­piscenza e del peccato, ma dei figli guidati dall’amore dello Spirito Santo. Ma perché lo Spirito Santo sia veramente e sem­pre più il sovrano delle nostre anime occorre che noi seguiamo le sue ispirazioni le quali ci chiedono di rinnegare le passioni peccaminose e ci danno anche la forza per farlo. «Quelli infat­ti che vivono secondo la carne, pensano alle cose della carne-quelli invece che vivono secondo lo Spirito, alle cose dello Spirito» (Rm 8, 5).

    Vivere dunque la parola di Gesù e rinnegare noi stessi  ascoltando sempre la voce dello Spirito, ecco il segreto per con­servare sempre questo grande dono, anzi perché cresca e si sviluppi sempre di più dentro di noi.

     

  • Festa Titolare

  • Solennità dell' Ascensione del Signore

    SOLENNITÀ DELL’ASCENSIONE DEL SIGNORE

    (Lc 24, 46-53) 

    La Chiesa in questa VII domenica di Pasqua celebra l’Ascensione di Gesù al cielo. Questa solennità, collocandosi tra la Pasqua e la Pentecoste, conclude il tempo pasquale, du­rante il quale abbiamo contemplato le diverse apparizioni di Gesù agli apostoli, e ci prepara alla discesa dello Spirito Santo che contempleremo domenica prossima, festa della Pentecoste.

    Per cogliere tutta la ricchezza di luce e di grazia che essa contiene dobbiamo rifarci alle letture che abbiamo appena ascoltato, in modo particolare alla prima lettura presa dagli Atti degli Apostoli e che ne costituisce l’inizio. In essa l’evan­gelista Luca ci descrive con maggiore ricchezza di particolari gli ultimi giorni che Gesù Risorto ha passato con i suoi apo­stoli. Ci dice che, mentre stavano insieme, gli apostoli hanno rivolto a Lui una domanda relativa alla restaurazione del Re­gno di Israele. Poi ci descrive il modo con cui Gesù si è con­gedato dai suoi apostoli e la sua ascensione al cielo. Ed infine abbiamo l’apparizione di due personaggi in vesti bianche - ve­rosimilmente due angeli - i quali spiegano agli apostoli il si­gnificato di quanto stava accadendo. Con questa partenza di Gesù sarebbe cominciato il tempo della Chiesa, durante il quale Gesù si sarebbe sottratto alla visione sensibile dei suoi discepoli, mettendo alla prova la loro fede, ma poi alla fine della storia Egli sarebbe ritornato ancora visibilmente nel suo trionfo finale.

    Tralasciando gli ultimi due particolari, vogliamo soffermar­ci sulla prima parte del racconto: il dialogo di Gesù con gli apostoli. Essi gli chiedono: «Signore, è questo il tempo in cui rico­stituirai il regno di Israele?». È una domanda dalla quale tra­spare un grande desiderio di vedere il pieno trionfo del Regno di Dio e nello stesso tempo una fiduciosa attesa che Gesù ne affretti il compimento. Ma abbiamo anche visto la risposta di Gesù: «Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta, ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estre­mi confini della terra». In altre parole Gesù sembra rimprove­rare amorevolmente e correggere i suoi apostoli. Sembra voler dire: «Voi avete troppa fretta: lasciate da parte i vostri desideri e sogni di gloria e preparatevi piuttosto ad essere miei testimo­ni su tutta la terra».

    Orbene anche noi possiamo ritrovarci nella domanda degli apostoli. Anche noi tante volte ci sfoghiamo col Signore con la loro stessa mentalità. Anche noi gli chiediamo: quand’è che verrà la vera pace, quand’è che vedremo la realizzazione della vera giustizia, quand’è che il peccato e la corruzione saranno debellati e vedremo finalmente il trionfo del bene sul male? E siamo portati ad esprimerci così soprattutto nei momenti in cui sembra proprio che il male ed il peccato trionfino con tutta la loro tracotanza.

    Ora, attraverso la risposta data agli apostoli Gesù rivolge anche a noi l’ammonimento a non lasciarci prendere dalla fret­ta per il bene e nemmeno dalla paura del male, preoccupando­ci invece di compiere bene la nostra parte. Anche a noi Gesù dà l’assicurazione che Egli porterà senz’altro a compimento l’opera di redenzione voluta dal Padre celeste. Ma vuole portar­la a compimento attraverso di noi, attraverso la missione che Egli ci ha affidata, quella cioè di essere suoi testimoni. Il trion­fo del Regno di Dio e l’instaurazione di quella vera pace che tanto desideriamo si realizzeranno nella misura in cui sapremo essere suoi testimoni nel mondo in cui ci troviamo. Ed allora è molto chiaro il pensiero che si può ricavare dalla festa di oggi; è quello di sentirci più responsabili del gran­de dono della fede che abbiamo ricevuto. Attraverso questa risposta agli apostoli Gesù vuole responsabilizzare tutti noi a vivere talmente bene il suo messaggio di salvezza da poter meri­tare di essere considerati veri suoi testimoni. Egli non dice agli apostoli semplicemente «andate ed annunciate il vangelo», ma «andate e siate miei testimoni».

    Ora, l’essere testimoni del vangelo vuol dire molto di più che esserne dei semplici annunciatori. Essere testimoni vuol dire innanzitutto vivere il vangelo, annunciare il vangelo con la vita prima ancora che con le parole. Vuol dire: far vedere che il vangelo è vero, che il vangelo è bello, che è la sorgente della vera pace, della vera gioia, dell’autentica libertà - cioè la salvez­za del mondo - ma farlo vedere con la nostra vita più che con le parole.

    Gesù vuole rassicurarci che la sua parola vissuta trasforma veramente il mondo, è capace di cambiare la società, di creare una società nuova, un mondo nuovo.

    Gesù dunque dà la risposta a questa nostra domanda pre­cisamente attraverso la sua parola di oggi: siate miei testimoni, siate la mia parola vissuta. Il mondo di oggi aspetta cristiani coerenti, cristiani che vivano il vangelo, capaci di testimoniarlo senza riduzioni e compromessi.

     

  • Auguri agli Sposi!

     

    Oggi Sposi!

    Giovanni e Serena annunciano il loro Matrimonio

    Monastero dei Santi Quattro Coronati,

    Roma, 18 Maggio - ore 11,00


    Auguri affettuosi a Giovanni e Serena che Sabato 18 Maggio 2013 hanno coronato il loro sogno d'amore! Un grazie sincero e di cuore va a te, Giovanni, per tutto quello che hai fatto all'interno della nostra comunità, nell'oratorio, nell' Azione Cattolica! Grazie per aver realizzato e regalato questo sito web, al quale abbiamo creduto fermamente fin dall'inizio, diciamo la verità, in pochi!Ora è una felice realtà! Una nuova comunità parrocchiale ti aspetta nel quartiere di Montarelli, ad Aprilia. Anche lì, saprai, sicuramente, con l'aiuto di Serena, far del bene.

    Infiniti auguri.... Per tutta la Vita!

  • VI Domenica di Pasqua

    Commento al Vangelo della VI Domenica di Pasqua

    (Gv 14, 23-29) 

    Anche il Vangelo di oggi, come domenica scorsa, è preso dal discorso di Gesù dopo la cena. Di questo brano vogliamo soffermarci soltanto sul primo versetto: «Se uno mi ama, osser­verà la mia parola» (Gv 14, 23).

    Nelle due domeniche precedenti si vedeva come Gesù insi­ste sulla necessità della unione con Lui e della unione tra di noi. Noi saremo uniti con Lui nella misura in cui saremo uniti tra di noi. Qui Gesù vuole indicarci la via per crescere in questa unio­ne. Essa consiste nell’osservanza dei suoi comandamenti.

    Premettiamo subito che nel quarto Vangelo i comanda­menti per Gesù si riassumono nel comandamento dell’amore scambievole in quanto per Gesù è la sin­tesi e il vertice di tutti i comandamenti, che ben conosciamo attraverso gli altri Vangeli. Qui però Gesù sottolinea ed insiste sul rapporto strettissimo che passa tra il vivere i suoi comanda­menti e il nostro amore per Lui. Come abbiamo visto Gesù dice: «Se uno mi ama, osserva i miei comandamenti».

    Che cos’è che Gesù ci vuole dire? Innanzitutto vuole dirci che il nostro amore per Lui si dimostra con l’osservanza dei comandamenti. Quindi non si dimostra con delle belle parole, con dei sentimenti entusiastici, ma con dei fatti concreti, che sono poi i suoi comandamenti, quei comandamenti che Lui ha ricevuto dal Padre. Non se li è inventati Lui, ma ce li ha porta­ti dal Paradiso. Ci dice contemporaneamente anche un’altra cosa: se non arriviamo ad avere questo amore per Lui, non riu­sciremo mai ad osservare i suoi comandamenti. L’osservanza dei suoi comandamenti deve scaturire da un amore vero, pro­fondo per Lui.

    Se uno ama veramente Gesù, riuscirà a fare tutto quello che Egli gli chiede. Osserverà tutti i comandamenti, anche quelli apparentemente più difficili. Sarà capace di affrontare anche il martirio, perché, come sappiano, Gesù è capace di chiederci in certi casi anche il martirio.

    È come dire che senza quest’amore a Gesù la vita cristiana sarebbe quasi impossibile, perché mai come oggi la vita cristia­na è diventata difficile. A differenza del passato, oggi le struttu­re della vita sociale (istituzioni, leggi, condizioni sociali, am­biente morale, ecc.) non sono più in grado di sostenerci, perché non sono più animate da quello spirito cristiano di una volta. E poi ci sono anche le dif­ficoltà di sempre, costituite dalle passioni disordinate che por­tiamo dentro di noi e che facciamo fatica a controllare, perché provocate e stimolate da ideali e modelli di vita sempre più lon­tani dal vangelo. Tutto questo ci dice che se non arriviamo a fa­re una scelta di Gesù che scaturisca da un amore vero per Lui, è impossibile vivere bene i suoi comandamenti.

    E qual è il punto di partenza? È il metterci a vivere la sua parola. La realtà è che, se non si comincia a vivere la sua paro­la, non si crescerà mai nell’amore per Lui. Perché questo amore per Lui, come già si è detto, non è frutto di sentimento, ma sol­tanto di una fede vera. Tante persone pensano di poter giustifi­care la loro vita, non del tutto coerente con i principi evangeli­ci, perché dicono di non sentire questo amore per Gesù. Ma sta qui l’errore; dimenticano che questo amore si dimostra con una fede autentica, capace di mettersi in movimento anche senza aspettare la spinta del sentimento. Se uno non comincia a vive­re i comandamenti con fede, non arriverà mai a sperimentare l’amore per Gesù.

    Gesù ci fa sentire l’attrattiva verso la sua persona, verso il suo messaggio, il suo ideale meraviglioso ed affascinante; e tutti quanti all’inizio siamo attirati dalla sua proposta di vita. Ma poi bisogna muoversi. E questo il punto di partenza: corrisponde­re subito a quella grazia iniziale che Gesù dona a ciascuno di noi.

    Ma purtroppo spesso accade che, quando si arriva a quel­le rinunzie che Gesù ci può chiedere, ecco che tanti si tirano indietro; oppure corrispondono soltanto a metà, perché opera­no delle riduzioni e degli accomodamenti alle parole di Gesù; oppure ancora, dopo avere cominciato con entusiasmo, si fer­mano, sono incostanti. E allora è chiaro che tutte queste persone non potranno mai arrivare a fare l’esperienza di quell’amore per Gesù che Lui ci chiede.

    Ecco allora qual è il punto di partenza che Lui ci vuole indicare: vivere decisamente i suoi comandamenti, partire con fede. Nella misura in cui noi li vivremo con questa fede proce­deremo di scoperta in scoperta. La parola di Gesù vissuta ci farà sperimentare sempre più l’amore per Lui, quell’amore che supera ogni altro amore, fino a sentirci inseparabili da Lui.

     

     

  • Ai bambini della Prima Comunione

                                                                   

    Mentre mangiavano, Gesù prese del pane e, dopo aver detto la benedizione, lo spezzò e lo diede ai suoi discepoli dicendo: «Prendete, mangiate, questo è il mio corpo». Poi, preso un calice e rese grazie, lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue, il sangue del patto, il quale è sparso per molti per il perdono dei peccati. Vi dico che da ora in poi non berrò più di questo frutto della vigna, fino al giorno che lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio. (Mt 26,26-29)

    Ai bambini della Comunità che hanno ricevuto  per la prima volta Gesù Eucarestia:

    A Samuele, Francesca Romana, Jenny, Kledi, Beatrice, Davide, Mariarita, Lucrezia, Serena, Erika, Giuseppe, Lorenzo, Federica, Beatrice, Aurora, Ludovica, Emma, Flavio, Beatrice, Pietro, Elisa, Giovanna, Elisa, Sara, Jacopo,  e alle  loro famiglie, giunga l’augurio del Parroco Don Umberto, di Don Andrea, della catechista Iolanda, della redazione web e di tutta la comunità parrocchiale.

  • Recita del Rosario Perpetuo

     

    A conclusione del mese di maggio, da sempre dedicato alla Vegine Maria,  giovedì 31 alle ore 17.00  recita del Rosario Perpetuo.

  • Messa Visita Pastorale 10 aprile 2011

    http://www.youtube.com/watch?v=XFOKrhAp25Y

  • Pentecoste

    Commento al Vangelo solennità della Pentecoste

    Anno B

     

    “Manda il tuo Spirito Signore a rinnovare la terra”

    La Chiesa nella solennità della Pentecoste rivive la discesa dello Spirito Santo su Maria e sugli Apostoli chiusi nel cenacolo, concordi e assidui nella preghiera. La Pentecoste è la pienezza della Pasqua, secondo la catechesi primitiva, Cristo morto, risorto e asceso alla destra del Padre, porta a compimento la sua opera effondendo lo Spirito sulla comunità apostolica.

    La discesa dello Spirito Santo è un evento straordinario, accompagnato da segni e prodigi: “venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d’esprimersi” (At 2,2-4).

    Tre sono i segni che accompagnano la discesa dello Spirito sulla Chiesa nascente: il Vento che si abbatte gagliardo, che non si può imprigionare, “il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito” (Gv 3,8). Il fuoco che è luce, che purifica, modella plasma e forgia il cuore dell’uomo. Il fuoco che simbolo dell’amore e della passione “mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio; perché forte come la morte è l`amore, tenace come gli inferi è la passione: le sue vampe son vampe di fuoco, una fiamma del Signore! Le grandi acque non possono spegnere l`amore né i fiumi travolgerlo” (Ct 8,6-7), il fuoco è ciò che anima gli apostoli ad annunciare il Vangelo ad ogni creatura. In fine il dono delle lingue, ciò che il peccato a diviso a Babele lo Spirito riunisce il giorno di Pentecoste, la voce della Verità di Cristo è l’unica lingua dello Spirito: lo Spirito Santo dona la capacità e il coraggio di annunciare le grandi opere di Dio e le sue meraviglie visibili ad ogni uomo.

    Se l’aspetto esterno della manifestazione dello Spirito fu passeggero, il dono che viene fatto alla Chiesa è definitivo, infatti la Pentecoste inaugura il tempo della Chiesa, che nel suo pellegrinaggio incontro al Signore riceve costantemente da lui lo Spirito che la raduna nella fede e nella carità, la santifica e la manda in missione.

    È importante chiedere ogni giorno il dono dello Spirito, Gesù stesso parlando ai suoi discepoli ci ha assicurato che la nostra preghiera sarà esaudita: “il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono” (Lc11,13), chiedere di imparare ad ascoltare lo Spirito che abbiamo ricevuto il giorno del battesimo e vivere nella pienezza della dignità dei figli di Dio: la santità!

    Infatti:

    Lo Spirito Santo tocca un pagano, Abramo, e ne fa il nostro padre nella fede.

    Lo Spirito Santo tocca un pastorello, Davide, e ne fa il grande re d’Israele.

    Lo Spirito Santo guarda a Maria e la rende Madre-Ver­gine.

    Lo Spirito Santo chiama il persecutore Saulo, e ne fa l’apostolo delle genti.

    Lo Spirito Santo arriva ad un peccatore, Agostino, e ne fa un Dottore della Chiesa.

    Lo Spirito Santo ispira Francesco e lo fa il santo della gioia.

    Lo Spirito Santo ha toccato me e te e, se vogliamo, ci fa pronti per le cose più belle e più grandi.

     

     

  • Pentecoste

    Commento al Vangelo solennità della Pentecoste

    Anno B

     

    “Manda il tuo Spirito Signore a rinnovare la terra”

    La Chiesa nella solennità della Pentecoste rivive la discesa dello Spirito Santo su Maria e sugli Apostoli chiusi nel cenacolo, concordi e assidui nella preghiera. La Pentecoste è la pienezza della Pasqua, secondo la catechesi primitiva, Cristo morto, risorto e asceso alla destra del Padre, porta a compimento la sua opera effondendo lo Spirito sulla comunità apostolica.

    La discesa dello Spirito Santo è un evento straordinario, accompagnato da segni e prodigi: “venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d’esprimersi” (At 2,2-4).

    Tre sono i segni che accompagnano la discesa dello Spirito sulla Chiesa nascente: il Vento che si abbatte gagliardo, che non si può imprigionare, “il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito” (Gv 3,8). Il fuoco che è luce, che purifica, modella plasma e forgia il cuore dell’uomo. Il fuoco che simbolo dell’amore e della passione “mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio; perché forte come la morte è l`amore, tenace come gli inferi è la passione: le sue vampe son vampe di fuoco, una fiamma del Signore! Le grandi acque non possono spegnere l`amore né i fiumi travolgerlo” (Ct 8,6-7), il fuoco è ciò che anima gli apostoli ad annunciare il Vangelo ad ogni creatura. In fine il dono delle lingue, ciò che il peccato a diviso a Babele lo Spirito riunisce il giorno di Pentecoste, la voce della Verità di Cristo è l’unica lingua dello Spirito: lo Spirito Santo dona la capacità e il coraggio di annunciare le grandi opere di Dio e le sue meraviglie visibili ad ogni uomo.

    Se l’aspetto esterno della manifestazione dello Spirito fu passeggero, il dono che viene fatto alla Chiesa è definitivo, infatti la Pentecoste inaugura il tempo della Chiesa, che nel suo pellegrinaggio incontro al Signore riceve costantemente da lui lo Spirito che la raduna nella fede e nella carità, la santifica e la manda in missione.

    È importante chiedere ogni giorno il dono dello Spirito, Gesù stesso parlando ai suoi discepoli ci ha assicurato che la nostra preghiera sarà esaudita: “il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono” (Lc11,13), chiedere di imparare ad ascoltare lo Spirito che abbiamo ricevuto il giorno del battesimo e vivere nella pienezza della dignità dei figli di Dio: la santità!

    Infatti:

    Lo Spirito Santo tocca un pagano, Abramo, e ne fa il nostro padre nella fede.

    Lo Spirito Santo tocca un pastorello, Davide, e ne fa il grande re d’Israele.

    Lo Spirito Santo guarda a Maria e la rende Madre-Ver­gine.

    Lo Spirito Santo chiama il persecutore Saulo, e ne fa l’apostolo delle genti.

    Lo Spirito Santo arriva ad un peccatore, Agostino, e ne fa un Dottore della Chiesa.

    Lo Spirito Santo ispira Francesco e lo fa il santo della gioia.

    Lo Spirito Santo ha toccato me e te e, se vogliamo, ci fa pronti per le cose più belle e più grandi.

     

     

  • I nuovi confini della parrocchia

    In virtù del Decreto firmato dal nostro Vescovo S. E. Mons. Marcello Semeraro ed entrato in vigore il 26 febbraio 2012, prima domenica di Quaresima, allo scopo di provvedere, nel migliore dei modi, al bene spirituale e rendere più efficace l'azione pastorale, si rende noto che, come è avvenuto per le altre Parrocchie del Vicariato, così per la nostra, il territorio è il seguente:

  • "Rispondere all' Amore si può"

    Nel clima di preparazione alla Festa Titolare della Parrocchia, sarà proiettato Giovedì 24 maggio alle ore 19.30, in Chiesa, il documentario



    Rispondere all'Amore si può

    Nove vite cambiate da un incontro. Storie di vocazioni nate e/o maturate all'interno della nostra comunità parrocchiale.

  • Prima Visita Pastorale di un Vescovo alla nostra Parrocchia

    Si è svolta dal 16 al 23 novembre 1986. Annunciata in Diocesi con lettera di indizione del 1° gennaio 1981 da S. E. Mons. Gaetano Bonicelli, ha inizio nella nostra Parrocchia con S. E. Mons. Dante Bernini la sera del 16 novembre 1986 con l’accoglienza del Vescovo sul sagrato della Chiesa, la consegna e l’intronizzazione della Bibbia e la Celebrazione Eucaristica.

    Da Comunità Parrocchiale, allora periodico informativo della Parrocchia, ottobre 1987, stralciamo alcuni pensieri espressi dal Parroco don Umberto nel saluto rivolto al Vescovo:

    “Eccellenza Rev. ma,

            Le diciamo, dal profondo del cuore e con la ricchezza della fede: grazie! È la prima visita pastorale del Vescovo Diocesano a questa Comunità Parrocchiale, che, ha varcato da poco il suo primo quarto di secolo tra le attività più varie… Siamo consapevoli che la visita pastorale dell’Eccellenza Vostra vuole essere l’incontro personale e diretto del Pastore con il suo gregge o, meglio ancora, nella persona del Vescovo è il Signore steso che viene a visitare il suo popolo… E’ un popolo buono! Una comunità che si è preparata con la preghiera a questo evento storico…! Mi si consenta, Eccellenza, di chiederle la carità del suo conforto e della sua benedizione… Da questo Altare, questa sera, voglia offrire al padre comune con Cristo Gesù e Maria, madre della Chiese, i nostri cuori le migliori nostre disposizioni si animo… Voglia parlare di noi a Cristo, che tra poco si farà presente nelle sue mani di Pastore… Voglia la sua presenza di questi giorni portare sollievo a chi soffre, conforto a chi piange, unità là dove c’è lesione, amore là dove c’è risentimento, perdono là dove c’è colpa…”

  • Auguri ai nostri ragazzi

    Dal Vangelo di Marco  cap. 16, 15-20

    15]Gesù disse loro: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. [16]Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. [17]E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove, [18]prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno».

    [19]Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio.

    [20]Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano.

     

     

     

  • Ascensione del Signore

    Commento al Vangelo nella Solennità dell’Ascensione del Signore

    Anno B

    Il brano del Vangelo che ascoltiamo questa settimana racconta l’ultima apparizione di Gesù ai suoi discepoli. Questo brano è tratto dal Vangelo di Marco e sono le parole che chiudono questo testo sacro e quindi di particolare importanza.

    La solennità dell’Ascensione e le parole del Vangelo ci fanno notare due aspetti molto importanti: l’Ascensione fa alzare il nostro sguardo al cielo per volgere i nostri occhi a Gesù glorificato che siede alla destra del Padre. Inoltre ci  inserisce nel dinamismo della Grazia e ci Gesù risorto invia, come gli Apostoli, a diffondere la fede in tutto il mondo e a trasformarlo secondo il disegno di Dio, grazie alla forza ricevuto dallo Spirito Santo.

    Vivere la solennità dell’Ascensione non significa rimanere con lo sguardo rivolto al cielo, ma la contemplazione del Cristo ci spinge alla missione verso i fratelli. Le due dimensioni della missione e della contemplazione sono strettamente legate, non è possibile viverle in modo separato, non esiste contemplazione che non si apra all’evangelizzazione e non può esserci evangelizzazione se non è sostenuta dalla contemplazione.

    Il Signore per compiere il suo volere sceglie un piccolo gruppo di uomini di Galilea: a undici uomini modesti che non hanno particolari capacità, Gesù affida il compito di andare in tutto il mondo per predicare ed annunciare la buona notizia del Vangelo. Il progetto di Dio oggi è affidato alla Chiesa, il mandato e la missione che Gesù ci dona anche oggi è quella dell’annuncio e della testimonianza del Vangelo, un nuovo annuncio, in una società che troppo si è sclerotizzata nel secolarismo. Molte volte abbiamo ascoltato la voce del nostro Papa Benedetto XVI richiamare la necessità di una nuova evangelizzazione, di un secondo annuncio, ri-evangelizzare  coloro che hanno già ascoltato un primo annuncio, far rinascere la bellezza e la gioia di una vita cristiana senza mai dimenticare l’importanza di continuare a vivere con entusiasmo il primo annuncio. La Chiesa è formata da ognuno di noi, siamo tutti chiamati da Cristo e da lui siamo inviati verso i fratelli, in questa missione non siamo soli, ma Signore opera in noi e ci sostiene nella prova “questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno”.

    Questa missione produce frutti meravigliosi: tutti diventiamo un solo corpo, il corpo stesso di Cristo risorto, come di­ce Paolo nella Lettera agli Efesini. In modo misterioso, noi di­ventiamo membra del Cristo risorto. Viviamo con un solo spiri­to, lo Spirito Santo. Siamo a servizio di un solo Dio, che è “Padre di tutti, è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti… A ciascuno di noi è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo”. Ciascuno di noi ha un suo compito da svolgere. Ciascuno deve ascoltare e riflettere sulla parola di Gesù, per ca­pire qual è il suo compito. E ciascuno deve pregare, per ricevere lo Spirito Santo, così da poter realizzare ciò che Gesù vuole o, me­glio, così che Gesù stesso possa realizzare tramite lui la sua ope­ra di salvezza, che si estende sino agli estremi confini della terra.

    L’Ascensione di Gesù mette nei nostri cuori una grande spe­ranza: non solo quella di raggiungere un giorno lui nel cielo, ma anche quella di ricevere subito da lui le grazie necessarie perché la nostra vita sia veramente bella, degna di Dio e degna della vo­cazione che egli ci dà. Dobbiamo desiderare che la nostra esistenza sia per noi sorgente di gioia profonda, perché vale veramente la pena di essere fedeli a Cristo asceso al cielo, il quale distribuisce continuamente i suoi doni agli uomini di tutti i tempi.


  • Preghiamo insieme

    APOSTOLATO DELLA PREGHIERA - Mese di NOVEMBRE

    Offerta della giornata

    Cuore divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, madre della Chiesa, in unione al Sacrificio Eucaristico, le preghiere e le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno: in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre.

    Intenzioni affidate all'AdP dal Papa e dai nostri Vescovi:

    GENERALE - Perchè i sacerdoti che sperimentano difficoltà siano confortati nelle loro sofferenze, sostenuti nei loro dubbi e confermati nella loro fedeltà.

    MISSIONARIA - Perchè  le Chiese dell'America Latina, come frutto della missione continentale, mandino missionari ad altre Chiese.

    VESCOVI - Perchè la fede nella vita eterna ci renda liberi dall'attaccamento al denaro e più capaci di gesti di solidarietà e di condivisione 

     

  • 46° Giornata delle Comunicazioni Sociali

    In occasione della 46a GMCS incentrata sul tema Silenzio e Parola: cammino di evangelizzazione l’Ufficio comunicazioni sociali diocesano ha organizzato alcuni appuntamenti per preparare all’evento la Diocesi di Albano.

    Il 15 e il 17 maggio 2012 gli alunni della scuola delle Suore Oblate di Gesù e Maria di Albano vivranno l'annuale appuntamento Una giornata in libreria, presso la libreria San Paolo di Albano.

    Il 16 maggio 2012 alle ore 20.00 presso l’Aula Magna dell’Istituto Rosselli di Aprilia, in collaborazione con il Centro culturale San Paolo – onlus, si terrà una tavola rotonda sul tema Relazione educativa al tempo del Web tra genitori e figli. Interverranno il dott. Silvio Rossi, la dott.ssa Mariaelena Giuliani ed il nostro vescovo Marcello Semeraro.

    Domenica 20 maggio 2012 alle ore 16.00 presso l’oratorio Don Bosco di Ariccia si svolgerà un incontro, organizzato in collaborazione con l’Ufficio di pastorale giovanile, sul tema Giovani, comunicazione ed evangelizzazione.

    (dal Sito della Diocesi di Albano- www.diocesidialbano.it)

  • Festa della Mamma

     

     

    Oggi è un giorno speciale

    OGGI E' LA FESTA DELLA  MAMMA

     

    Auguri a tutte le mamme!

  • 13 Maggio: Festa della Mamma

    Oggi è un giorno speciale

    OGGI  E'  LA FESTA  DELLA  MAMMA

    Auguri a tutte le mamme!

  • VI Domenica di Pasqua

     Commento al Vangelo della sesta domenica di Pasqua

    Anno B
    Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”.

    ultima cena

    Queste parole, a mio avviso, sono il cuore del Vangelo di questa domenica. Il Signore Gesù ci chiama alla pienezza della gioia, della Sua gioia, non una felicità effimera e passeggera come quella che ci dà il mondo che arriva in un attimo e svanisce prima che siamo riusciti a goderne i frutti, ma ci chiama a vivere la gioia che viene dalla pienezza della vita in Lui.

    È necessario allora domandarci quali sono le “cose” che Gesù dice ai suoi discepoli per avere questa pienezza di vita.

    Le prime parole del Vangelo ci aiutano a penetrare questo mistero dell’unione profonda con Cristo: “come il Padre ha amato me così io ho amato voi”. Questo è il primo passaggio da compiere nella nostra vita, permettere che l’amore di Dio entri nella nostra esistenza, riconoscere che Dio ci ama così come siamo, con i nostri limiti, le nostre difficoltà e incoerenze, con i doni speciali che ognuno di noi ha. Riconoscere, inoltre, che il suo amore è gratuito ed incondizionato. Molte volte cadiamo nella tentazione di volerci guadagnare, conquistare l’amore di Dio.

    Non è così! Dio ci ama così come siamo e senza limiti, infatti ci dice San Paolo “Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi” (Rm 5,8). Non dobbiamo guadagnarci nulla, già siamo stati salvati e redenti, ora è necessario accogliere questo amore e vivere come persone amate.

    Il secondo elemento su cui riflettere è il nostro rapporto personale con Gesù. Lui ci chiama amici, ci ha scelti perché potessimo portare molto frutto e un frutto duraturo, e noi che rapporto abbiamo con Lui? Chi è Gesù per noi? Un amico? Un conoscente o Qualcuno che conosciamo per sentito dire?

    È necessario rispondere con sincerità a queste domande perché altrimenti rischiamo di illuderci sulla nostra vita rischiando di non vivere mai la pienezza della vita nuova in Cristo. La risposta non può essere intellettualistica ma reale e concreta che rispecchia la nostra esistenza ed è data da come viviamo il suo comandamento: “questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”.

    L’amore che siamo chiamati a vivere è lo stesso amore che Gesù ha vissuto, bisogna amarci gli uni gli altri come lui ci ama, quindi non a parole ma con i fatti e nella verità. Gesù ha amato donando dignità a chi l’aveva perduta, dando speranza ai smarriti di cuore, sanando i mali del corpo e dello spirito, resuscitando i morti, perdonando dalla croce chi lo insultava e lo stava uccidendo.

    Solo amare come Gesù ama può donare la gioia piena, anche se costa fatica e non è sempre facile, ma non ci sono altri cammini percorribili. Le altre strade, piene di compromessi con il peccato e di giustificazioni sono più facili da affrontare, ma senza gioia. Corriamo il rischio di sopravvivere tutta una vita e non aver mai vissuto a pieno, di correre per raggiungere la felicità senza sapere dove andare.

    La strada da percorrere non dobbiamo inventarla noi, è mettersi con semplicità e in sincerità di cuore alla sequela di Cristo, come molti santi e martiri hanno fatto lungo i secoli, inoltre, Gesù, in questo cammino di santità e di gioia non ci lascia soli, ci assicura che la nostra preghiera sarà esaudita, tutto ciò che chiederemo al Padre nel nome Suo il Padre ce lo concederà affinchè noi possiamo portare molto frutto. È necessario allora imparare a chiedere ciò che è necessario, quello che veramente abbiamo bisogno per poter portare e far maturare i frutti dello Spirito. Se la nostra preghiera non è di lode e di supplica per portare più frutto secondo la volontà di Dio, diviene solamente un susseguirsi di formule vuote, che non cambiano il nostro cuore.

    Allora coraggio, lasciamoci amare da Dio, accogliamo il suo amore e la sua amicizia per poter amare senza paura ed incondizionatamente Dio e tutti i fratelli che il Lui vorrà mettere sul nostro cammino, per vivere insieme la pienezza della gioia di Cristo.

     

  • 12 Maggio: San Pancrazio

    san pancrazio

    Sabato 12 Maggio ricorre per la nostra Città di Albano e per l'intera Diocesi Suburbicaria di Albano la Solennità del Santo Patrono.

    Ci ritroveremo tutti insieme alla Concelebrazione Eucaristica presieduta dal nostro Vescovo Marcello alle ore 18,30, sul sagrato della Cattedrale.

    Successivamente si snoderà per le vie della città la processione con il busto del Santo.

    In Parrocchia, la S. Messa Vespertina delle ore 18,30, non sarà celebrata.

     

  • Chiedilo a Loro - L'8 per mille alla Chiesa cattolica

    8 x milleQuesti sono i tempi in cui è sempre più importante destinare l'8 per mille alla Chiesa Catttolica.

    Nell'allegato troverai le informazioni necessarie

  • Supplica alla Madonna del Rosario di Pompei

    madonna di pompei

    Martedì 8 maggio, in unione con tutto il Mondo Cattolico, alle ore 11,30, Santa Messa e Recita della Supplica alla Madonna del Rosario di Pompei, preghiera che il Beato Bartolo Longo compose nel 1883.

    Breve Storia

    La Madonna di Pompei

    Nella basilica di Pompei – città la cui patrona è proprio la Madonna del Rosario – si conserva una tela attribuita alla scuola di Luca Giordano, di non eccelso valore artistico e restaurata, ma di notevolissimo valore spirituale poiché oggetto di culto molto intenso e diffuso, con pellegrinaggi che si concentrano durante le due suppliche, l'8 maggio e la prima domenica di ottobre.

  • Comunioni 2012

    Mentre mangiavano, Gesù prese del pane e, dopo aver detto la benedizione, lo spezzò e lo diede ai suoi discepoli dicendo: «Prendete, mangiate, questo è il mio corpo». Poi, preso un calice e rese grazie, lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue, il sangue del patto, il quale è sparso per molti per il perdono dei peccati. Vi dico che da ora in poi non berrò più di questo frutto della vigna, fino al giorno che lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio. (Mt 26,26-29)

     

    Domenica 3 Giugno 2012 nella nostra Parrocchia

    6  bambini della  Comunità riceveranno per la prima volta

    Gesù Eucarestia.

    A Jasmine, Cristian, Arianna, Giulia, Daniele, Giulia,  alle loro famiglie, giunga l’augurio del Parroco Don Umberto, di  Don Andrea, del Diacono Don Andrea, della catechista Virginia, della redazione web e di tutta la comunità parrocchiale.

  • Commento alle Letture della Quinta Domenica di Pasqua

                                Commento alle Letture della Quinta Domenica di Pasqua

    Anno B

     Le parole di Gesù in questo Vangelo di oggi sono lapidarie e non lasciano possibilità di fraintendimento; infatti il Signore afferma con fermezza: “io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto”.

    La vita cristiana è una vita vissuta in unione intima e profonda con il Signore, per poter portare molto frutto, non può esistere una vita cristiana autentica senza che questa sia feconda, sarebbe solamente un’illusione. È importante, allora, verificare l’autenticità della nostra vita attraverso i frutti che questa genera e porta ogni giorno. Ma quali sono i frutti che il Signore chiede di portare?

    Nel Vangelo di questa domenica non vengono menzionati frutti particolari, ma la lettura attenta della Bibbia ci illumina sui numerosi frutti che scaturiscono dall’unione profonda con Cristo. Infatti, per portare frutto è necessario rimanere uniti a Gesù come il tralcio rimane unito alla vite “senza di me non potete fare nulla” ci dice il Signore, non dice “potete far poco oppure non riuscirete a fare molte cose”. Senza di Lui non possiamo far nulla, la nostra vita non si può realizzare in pienezza senza rimanere uniti a Cristo, saremmo come un tralcio secco che non serve a nulla se non a essere gettato via e bruciato.

    L’esperienza di Paolo che, dopo la sua conversione sulla via di Damasco, da persecutore diviene testimone coraggioso che annuncia la buona novella nel nome di Gesù, ci illumina su come la nostra vita può cambiare radicalmente quando con fermezza rimaniamo uniti a Cristo. Infatti l’Apostolo delle genti scopre la pienezza della vita nell’unione con il Signore Gesù e riconosce la sterilità della vita senza di Lui. Nelle sue lettere, racconta i frutti di questa unione e come il Signore lo abbia potato per portare molti frutti. In modo particolare, nella Lettera ai Galati ci dice quali sono i frutti che nascono dallo Spirito, ma ci mette anche in guardia sui frutti che non vengono da Dio, “del resto le opere della carne sono ben note: fornicazione, impurità, libertinaggio, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere; circa queste cose vi preavviso, come già ho detto, che chi le compie non erediterà il regno di Dio. Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé”. (Gal 5,19-22)

    Il primo frutto che germoglia dall’unione con Cristo è l’amore come ci dice Paolo e come viene ricordato dalla Seconda Lettura tratta dalla Prima Lettera di San Giovanni Apostolo, ma non un amore fatto di chiacchiere e di parole vane, ma “con i fatti e nella verità”. Un amore reale e concreto che dà vita e libertà, capace di perdonare, di sostenere, di incoraggiare, di confortare… un amore che si fa testimonianza autentica come quella di Paolo che con coraggio annuncia la buona novella nel nome di Gesù anche di fronte alla persecuzione e nel pericolo della vita stessa.

    Non è possibile in questo breve commento analizzare tutti i frutti dello Spirito ma è necessario verificarli nella nostra vita, ricordando due cose importantissime: non è possibile che una pianta produca due frutti diversi, così la nostra vita non può portare insieme i frutti dello Spirito e i frutti della carne, o siamo uniti a Cristo o non lo siamo, perché se un tralcio non è nella vite dissecca e viene gettato via, inoltre è necessario essere “potati” per portare frutto, e queste potature ci vengono dalla vita stessa che dobbiamo vivere secondo la volontà di Dio. In secondo luogo è importante riconoscersi bisognosi di Cristo e del suo aiuto, è necessario rimanere in Lui e pregare incessantemente il Padre che ci doni il suo Spirito infatti “Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono” (Lc 11,13), ma è necessario chiedere costantemente questo dono, perché se lo invocheremo il Padre non potrà non rispondere e non esaudire la nostra supplica.

                           

  • Festa Titolare: il programma dei festeggiamenti

    MERCOLEDI' 23, GIOVEDI' 24, VENERDI' 25 MAGGIO ore 18,30

    TRIDUO DI PREPARAZIONE S. Messa e con il Diacono don Andrea Camoirano, riflessioni sulla Vergine SS. Ma "Donna dell'Ascolto"

     

    SABATO 26 MAGGIO, alle ore 18,30, sul sagrato della chiesa parrocchiale, il nostro Vescovo Marcello presiederà la Celebrazione Eucaristica in occasione della Festa Titolare.

    A seguire, la processione per le vie del quartiere con la recita del S. Rosario. Le meditazioni sono curate da don Andrea Giovannini.

    Al termine della processione Atto di Consacrazione alla Vergine Maria.

     

    DOMENICA 27 MAGGIO ore 18,30 in Piazza Paolo VI, concerto della Luciano Pezzi "Young Band" gentilmente offerto dall'amministrazione comunale di Albano.

    In allegato il manifesto della festa, e l'ordinanza del Comune di Albano riguardo la viabilità del 26 e 27 maggio

     

  • Il programma della Festa Titolare

    In allegato il programma della Festa Titolare

  • Il programma della Festa Titolare

  • La Visita Pastorale del Vescovo continua nel Vicariato di Ariccia

     

    Dal 10 al 13 gennaio visiterà la Parrocchia S. Maria delle Grazie in Lanuvio

  • Il Vescovo scrive agli Sposi

    foto sposi

    «La Chiesa di Albano si plasma in famiglia: attraverso lo strumento semplice di una lettera, desidero fare giungere nelle vostre case un segno della mia vicinanza. È come rendermi presente a voi e dirvi con il Signore Risorto: Pace a voi». Così inizia la lettera agli Sposi e alle Famiglie della Chiesa di Albano, scritta dal nostro vescovo, Marcello Semeraro. Un messaggio di comunione, tappa di avvicinamento al VII Incontro Mondiale di tutte le Famiglie, che si svolgerà a Milano dal 30 maggio al 3 giugno, e che sarà incentrato su tre modi di rinnovare la vita di ogni giorno: vivere le relazioni (la famiglia), abitare il mondo (il lavoro), umanizzare il tempo (la festa).

    ( dal sito della Diocesi di Albano)

     

  • Festa Titolare

    26 maggio ore 18.30: Sul sagrato della Chiesa-Piazza Paolo VI Concelebrazione Eucaristica presieduta dal nostro Vescovo Marcello;

    a seguire la Processione per le vie del quartiere

  • Il mese di Maggio dedicato alla Madonna

     

    Il mese di maggio, nella devozione popolare è dedicato alla Vergine Maria.in questo mese, in particolare, rivolgiamo la nostra preghiera a Dio perchè possiamo imparare il modo giusto di onorarlo, prendendo come nostro modello di fede e di preghiera la Madre di Gesù.

     

    Maggio è il mese in cui, nelle chiese e fra le pareti domestiche, più fervido e più affettuoso dal cuore dei cristiani sale a Dio l’omaggio della preghiera e dell’adorazione per mezzo di Maria.

  • Ritiri per le Prime Comunioni

    I nostri bambini che riceveranno per la prima volta l'Eucarestia,svolgeranno il ritiro di preparazione in Parrocchia e nei seguenti giorni:

    Gruppo Catechista Virginia Giorgi

    Venerdì 4 maggio ore 15.00 -  Sabato 5 maggio ore 9,00

    Gruppo Catechista

    Venerdì 11 maggio ore 15.00 - Sabato 12 maggio ore 9.00

    Gruppo catechista

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