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  • Benedizione delle Famiglie

    BENEDIZIONE PASQUALE DELLE CASE

    E VISITA DEL PARROCO A TUTTE LE FAMIGLIE

     

     Anno 2020

    COME DA NOTIFICAZIONE DEL VESCOVO, FACENDO RIFERIMENTO ALLE

     DISPOSIZIONI DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI EMENATE

     IN DATA 4 MARZO 2020 CIRCA L'EMERGENZA CORONAVIRUS

     

    SONO SOSPESE LE BENEDIZONI PASQUALI ALLE FAMIGLIE

     

     

    IN ALLEGATO NOTA DEL VESCOVO

     

     

     

    n.b. - Il Programma potrebbe subire variazioni.

    Fare sempre riferimento all'avviso affisso all'ingresso di ogni palazzo

     

     

    LUNEDI' 17 FEBBRAIO: ore 17,00 – 19,00

    Via Risorgimento: civ. n. 109- 131

    Via Orazi e Curiazi : civ. n. 21 - 25

  • Festa di Carnevale 2020

  • Tra il DIRE e il FARE un discernimento incarnato e inclusivo

    Sintesi dei lavori svolti in cinque gruppi sul tema "La Parrocchia com'era, com'è, come pensiamo possa essere in futuro.

  • GIORNATA DEL MALATO

    locandina giornata malato19

     

    In occasione della XXVII Giornata mondiale del malato,

    lunedì 11 febbraio 

    la celebrazione si svolgera' alle ore 17.30

  • Da Lunedì 4 Febbraio al via le Benedizioni Pasquali alle Famiglie

    BENEDIZIONE PASQUALE DELLE CASE
    E VISITA DEL PARROCO A TUTTE LE FAMIGLIE

     Anno 2019

    N.B. IL CALENDARIO POTREBBE SUBIRE DELLE VARIAZIONI

    FARE SEMPRE RIFERIMENTO ALL'AVVISO AFFISSO ALL'INGRESSO DI OGNI PALAZZO

     

    LUNEDI' 4 FEBBRAIO: ore 15,00 – 19,00

    Via Orazi e Curiazi : civ. n. 21- 25

    Via Risorgimento: civ. n. 2 – 22- 107- 109- 131

     

    MERCOLEDI' 6 FEBBRAIO: ore 15,00 - 19,00

    Via Risorgimento: civ. n. 17- 31-45- 85-97

    Via Virgilio: civ. n. 4

  • Diaconato di Pietro Larin - 18 Marzo 2018

  • 11 Febbraio 2018: VI Domenica del Tempo Ordinario

    VI Domenica - Tempo ordinario

    Letture: Levitico 13,1-2.45-46; Salmo 31; 1 Corinzi 10,31-11,1; Marco 1,40-45

    Anno B

     

    In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va', invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

     

    Un lebbroso cammina diritto verso di lui. Gesù non si scansa, non mostra paura. Si ferma addosso al dolore e ascolta.
    Il lebbroso «porterà vesti strappate, sarà velato fino al labbro superiore, starà solo e fuori» (Levitico 13,46). Dalla bocca velata, dal volto nascosto del rifiutato esce un'espressione bellissima: «Se vuoi, puoi guarirmi». Con tutta la discrezione di cui è capace: «Se vuoi». E intuisco Gesù toccato da questa domanda grande e sommessa, che gli stringe il cuore e lo obbliga a rivelarsi: «Se vuoi». A nome di tutti i figli dolenti della terra il lebbroso lo interroga: che cosa vuole veramente Dio da questa carne piagata, che se ne fa di queste lacrime? Vuole sacrifici o figli guariti?
    Davanti al contagioso, all'impuro, un cadavere che cammina, che non si deve toccare, uno scarto buttato fuori, Gesù prova «compassione». Il Vangelo usa un termine di una carica infinita, che indica un crampo nel ventre, un morso nelle viscere, una ribellione fisica: no, non voglio; basta dolore!
    Gesù prova compassione, allunga la mano e tocca. Nel Vangelo ogni volta che Gesù si commuove, tocca. Tocca l'intoccabile, toccando ama, amando lo guarisce. Dio non guarisce con un decreto, ma con una carezza.
    La risposta di Gesù al «se vuoi» del lebbroso, è diretta e semplice, una parola ultima e immensa sul cuore di Dio: «Lo voglio: guarisci!». Me lo ripeto, con emozione, fiducia, forza: eternamente Dio altro non vuole che figli guariti. È la bella notizia, un Dio che fa grazia, che risana la vita, senza mettere clausole. Che adesso lotta con me contro ogni mio male, rinnovando goccia a goccia la vita, stella a stella la notte.
    E lo mandò via, con tono severo, ordinandogli di non dire niente. Perché Gesù non compie miracoli per qualche altro fine, per fare adepti o per avere successo, neppure per convertire qualcuno. Lui guarisce il lebbroso perché torni integro, perché sia restituito alla sua piena umanità e alla gioia degli abbracci. È la stessa cosa che accade per ogni gesto d'amore: amare «per», farlo per un qualsiasi scopo non è vero amore.
    Quanti uomini e donne, pieni di Vangelo, hanno fatto come Gesù e sono andati dai lebbrosi del nostro tempo: rifugiati, senza fissa dimora, tossici, prostitute. Li hanno toccati, un gesto di affetto, un sorriso, e molti di questi, e sono migliaia e migliaia, sono letteralmente guariti dal loro male, e sono diventati a loro volta guaritori.
    Prendere il Vangelo sul serio ha dentro una potenza che cambia il mondo.
    E tutti quelli che l'hanno preso sul serio e hanno toccato i lebbrosi del loro tempo, tutti testimoniano che fare questo porta con sé una grande felicità. Perché ti mette dalla parte giusta della vita.

  • 4 Febbraio 2018: V Domenica del Tempo Ordinario

    V Domenica del Tempo Ordinario

    Letture: Giobbe 7,1-4.6-7; Salmo 146; 1 Corinzi 9,16-19.22-23; Marco 1,29-39

    Anno B

     

    In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva. Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demoni; ma non permetteva ai demoni di parlare, perché lo conoscevano. Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». [...]

     

    Gesù esce dalla sinagoga e va nella casa di Simone: inizia la Chiesa. Inizia attorno ad una persona fragile, malata: la suocera di Simone era a letto con la febbre.
    Gesù la prende per mano, la solleva, la libera e lei, non più imbrigliata dentro i suoi problemi, può occuparsi della felicità degli altri, che è la vera guarigione per tutti.
    Ed ella li serviva: Marco usa lo stesso verbo impiegato nel racconto degli angeli che servivano Gesù nel deserto, dopo le tentazioni. La donna che era considerata una nullità, è assimilata agli angeli, le creature più vicine a Dio.
    Questo racconto di un miracolo dimesso, così poco vistoso, senza neppure una parola da parte di Gesù, ci può aiutare a smetterla con l'ansia e i conflitti contro le nostre febbri e problemi. Ci può ispirare a pensare e a credere che ogni limite umano è lo spazio di Dio, il luogo dove atterra la sua potenza.
    Poi, dopo il tramonto del sole, finito il sabato con i suoi 1521 divieti (proibito anche visitare gli ammalati) tutto il dolore di Cafarnao si riversa alla porta della casa di Simone: la città intera era riunita davanti alla porta. Davanti a Gesù, in piedi sulla soglia, luogo fisico e luogo dell'anima; davanti a Gesù in piedi tra la casa e la strada, tra la casa e la piazza; Gesù che ama le porte aperte che fanno entrare occhi e stelle, polline di parole e il rischio della vita, del dolore e dell'amore. Che ama le porte aperte di Dio.
    Quelle guarigioni compiute dopo il tramonto, quando iniziava il nuovo giorno, sono il collaudo di un mondo nuovo, raccontato sul ritmo della genesi: e fu sera e fu mattino. Il miracolo è, nella sua bellezza giovane, inizio di un giorno nuovo, primo giorno della vita guarita e incamminata verso la sua fioritura.
    Quando era ancora buio, uscì in un luogo segreto e là pregava. Un giorno e una sera per pensare all'uomo, una notte e un'alba per pensare a Dio. Perché ci sono nella vita sorgenti segrete, alle quali accostare le labbra. Perché ognuno vive delle sue sorgenti. E la prima delle sorgenti è Dio. Gesù, pur assediato, sa inventare spazi. Di notte! Quegli spazi segreti che danno salute all'anima, a tu per tu con Dio.
    Simone si mette sulle sue tracce: non un discepolo che segue il maestro ma che lo insegue, con ansia; lo raggiunge e interrompe la preghiera: tutti ti cercano, la gente ti vuole e tu stai qui a perdere tempo; hai avuto un grande successo a Cafarnao, coltiviamolo.
    E Gesù: no, andiamo altrove. Cerca altri villaggi, un'altra donna da rialzare, un altro dolore da curare. Altrove, dove c'è sempre da sdemonizzare l'esistenza e la fede, annunciando che Dio è vicino a te, con amore, e guarisce tutto il male di vivere.

  • 26 Febbraio 2016: VIII Domenica del Tempo Ordinario

    VIII Domenica del Tempo Ordinario

    Letture: Isaia 49,14-15; Salmo 61; 1 Corinzi 4,1-5; Matteo 6,24-34

    Anno A

     

    In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire Dio e la ricchezza. Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. (...)

     

    Non preoccupatevi. Per tre volte Gesù ribadisce il suo invito pressante: non abbiate quell'affanno che toglie il respiro, per cui non esistono feste o domeniche, non c'è tempo di fermarsi a guardare negli occhi la vita, a parlare con chi si ama. Non lasciatevi rubare la serenità e salvate la capacità di godere delle cose belle che ogni giorno il Padre mette sulla vostra strada, che accadono dentro il vostro spazio vitale. Ma soprattutto, per quale motivo non essere in ansia? Perché Dio non si dimentica: può una madre dimenticarsi del suo figliolo? Se anche una madre si dimenticasse, io non mi dimenticherò di te, mai (Isaia 49,14-15, Prima Lettura). Guardate gli uccelli del cielo, osservate i gigli del campo. Gesù parla della vita con le parole più semplici e più proprie: coglie dei pezzi di terra, li raduna nella sua parola e il cielo appare. Gesù osserva la vita e nascono parabole. Osserva la vita e questa gli parla di fiducia. Il Vangelo oggi ci pone la questione della fiducia. Dove metti la tua fiducia? La risposta è chiara: in Dio, prima di tutto, perché Lui non abbandona e ha un sogno da consegnarti. Non mettere la sicurezza nel tuo conto in banca. Gesù sceglie gli uccelli, esseri liberi, quasi senza peso, senza gravità, che sono una nota di canto e di libertà nell'azzurro. Lasciatevi attirare come loro dal cielo, volate alto e liberi! Vivete affidàti. La fede ha tre passi: ho bisogno, mi fido, mi affido. Affidatevi e non preoccupatevi. Non un invito al fatalismo, in attesa che Qualcuno risolva i problemi, perché la Provvidenza conosce solo uomini in cammino (don Calabria): se Dio nutre creature che non seminano e non mietono, quanto più voi che seminate e mietete. Non preoccupatevi, il Padre sa. Tra le cose che uniscono le tre grandi religioni, c'è la certezza che Dio si prende cura, che Dio provvede. Non preoccupatevi, Dio sa. Ma come faccio a dirlo a chi non trova lavoro, non riesce ad arrivare a fine mese, non vede futuro per i figli? «Se uno è senza vestiti e cibo quotidiano e tu gli dici, va in pace, non preoccuparti, riscaldati e saziati, ma non gli dai il necessario per il corpo, a che cosa ti serve la tua fede?» (Giacomo 2,16). Dio ha bisogno delle mie mani per essere Provvidenza nel mondo. Sono io, siamo noi, i suoi amici, il mezzo con cui Dio interviene nella storia. Io mi occupo di qualcuno e Lui, che veste di bellezza i fiori del campo, si occuperà di me. Cercate prima di tutto il Regno. Vuoi essere una nota di libertà nell'azzurro, come un passero? Bello come un fiore? Cerca prima di tutto le cose di Dio, cerca solidarietà, generosità, fiducia; fìdati e troverai ciò che fa volare, ciò che fa fiorire!

  • Reliquia di Papa Paolo VI

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