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L’indirizzo di Omaggio al Papa letto dal Parroco a nome del Popolo

Riproduciamo integralmente il testo dell’indirizzo – omaggio rivolto dal Parroco al Papa. Questi sedeva su una poltrona semplicissima dinanzi all’altare maggiore della Nuova Chiesa, mentre il Parroco era vicino a lui. Anche in questo caso ci sembra indispensabile riprodurre il testo per intero, sia perché esso è stato letto a nome di tutti i Ferraiolini e sia perché esso aiuta a valutare più profondamente il discorso del Papa.

Lo riprendiamo dall’Osservatore Romano di domenica 5 settembre 1971, pagine 1 e 2.

 

“Beatissimo Padre,

con l’animo ricolmo di gioia e riconoscenza esprimo a nome mio personale e di tutta la Comunità Ecclesiale del Cuore Immacolato della Vergine Maria il benvenuto in questo Tempio, che vuole essere una testimonianza della fede del popolo e della vostra augusta benevolenza e generosa carità.

Noi non possiamo dimenticare tanta vostra bontà e, in questa giornata di eccezionale importanza e significato, invochiamo dal Signore sulla Santità Vostra abbondanti favori celesti.

Le vogliamo dire, Padre Santo, che benedica quanto, unitamente a questa chiesa, è stato realizzato: sono le opere di apostolato.

Tutto vuole dirci l’impegno ad una sempre più efficiente attività sacerdotale nei vari settori dell’apostolato parrocchiale: dalla catechesi domenicale e feriale ai fanciulli per introdurli nella vita della comunità, agli incontri per adulti perché vivano una esperienza comunitaria di amicizia, meditazione e preghiera, alle ore serene di ricreazione e formazione della gioventù.

Ogni cosa, con la paterna vostra benedizione, ci dice che siamo chiamati a formare un comunità di anime vive, sempre più aperte ai problemi della Chiesa e del mondo, come giustamente il Concilio ci ha insegnato.

In questa circostanza, che rimarrà incancellabile nella storia della nostra Parrocchia, esprimiamo pubblicamente e coralmente la nostra immutabile fedeltà all’insegnamento di Pietro, che si perpetua nel vostro augusto magistero.

Vogliamo farvi sentire il palpito di un popolo credente, che non si lascia distrarre dalle tempeste, che, a volte, fanno sentire il loro rumore, ma non potranno mai coprire la voce di Colui, che ha comandato al vento e al mare e che si esprime attraverso la vostra parola.

Santità, benedica oggi i nostri iscritti e militanti in Azione Cattolica, dai piccoli ai grandi, dai giovani agli adulti, perché, fieri del nome cristiano e dell’apostolato organizzato siano i testimoni del Vangelo; benedica le famiglie della nostra Comunità nascente, perché regni l’amore e la pace sull’esempio della famiglia terrena di Gesù; benedica i catechisti laici e le buone Suore Oblate di Gesù e Maria e le Suore di Gesù Buon Pastore di valido e indispensabile aiuto nel ministero parrocchiale; benedica il piccolo clero e il gruppo dei lettori, perché docili al soffio dello Spirito Paraclito, sappiano accogliere l’invito del Maestro Divino ad un servizio totale e incondizionato; benedica i malati, i sofferenti nello spirito e nel corpo, perché uniti al Cristo Crocifisso siano segno di redenzione e purificazione nella Chiesa.

Benedica, Padre Santo, ogni opera di apostolato a vantaggio di questa popolazione stabilitasi in questo quartiere e proveniente un po’ da tutta Italia.

Con questi sentimenti nel cuore vogliamo dirvi: Vita, Amore, ora e sempre”.


Il DISCORSO DEL PAPA

Ci è stato consentito di registrare su nastro magnetico l’esortazione che Sua Santità ci ha rivolta, dopo la lettura dell’indirizzo – omaggio rivoltogli dal Parroco.

L’Osservatore Romano nell’edizione del 5 settembre ha dato un’ampia cronaca dell’avvenimento, ma ha riportato solo in terza persona e per sommi capi il discorso che Sua Santità ci ha rivolto.

Noi non riteniamo di poterci contentare di una tale soluzione. Ci prendiamo perciò la libertà di tradurre con la più assoluta fedeltà il testo del nastro magnetico. Riteniamo con ciò di fare un favore a tutti gli uomini di buona volontà che ci seguono, condividano essi le nostre opinioni, o siano di diverso avviso.

Nella buona volontà, nel desiderio di costruire una umanità migliore, possiamo e credo dobbiamo essere tutti concordi. Ora, la parola del Papa tende appunto a questo.

Ecco il testo integrale del discorso, il quale è duarato15 minuti, all’incirca dalle ore 18.55 alle ore 19.10 del 3 settembre 1971.

 “Salute a tutti, e volentieri noi rispondiamo alle parole che sono state adesso pronunciate e che hanno invocato da noi tante benedizioni indicando una lunga liste di categorie di persone a cui deve rivolgersi in questo momento il nostro pensiero, il nostro affetto, la nostra preghiera e la nostra benedizione e volentieri accettiamo con pieno cuore il significato e la pienezza di questo incontro. Vi salutiamo tutti, siamo qui per voi, vi vogliamo bene, vi assicuriamo della nostra intima affezione, e anche noi vogliamo mettere in evidenza le persone a cui va specialmente in questo momento il nostro pensiero. Al signor Parroco, caro confratello nel Signore, sia benedetto, mi dia il suo abbraccio…

E intendiamo quindi, voi vi siete già accorti, di benedire nelle sua persona colui che vi rappresenta tutti davanti al Signore, colui che è qui per servirvi, per aiutarvi ad essere quello che siete, cristiani, buoni cittadini, gente che cerca davvero di compiere il proprio dovere, di dare il buon esempio e di aiutare tutti i cittadini, i fratelli della Comunità ad essere fedeli alla propria vocazione si civile che cristiana.

Signori Sindaci! Abbiamo il Sindaco di Ariccia, non è vero? E poi il Sindaco di Albano. Diciamo bene? Vogliamo salutarli in modo particolare, ossequiarli e dare a Loro un segno della nostra devozione. Noi riconosciamo in queste autorità civili una grande funzione, cioè quella di curare il bene temporale della popolazione, li ringraziamo dell’appoggio che vorranno dare a questa comunità religiosa, la Parrocchia nuova e li assicuriamo che l’educazione del popolo che sarà data in questa comunità sarà davvero fedele agli ordini e alle leggi, allo spirito del paese che voi rappresentate e di cui esercitate delle particolari funzioni. Vi benediciamo nelle vostre persone, nelle vostre famiglie e nelle popolazione a cui dovete il vostro servizio e la vostra assistenza. E poi tutti, tutti vi salutiamo. Avremmo anche noi la voglia di passarvi in rassegna, cominciando dalle persone, che sembrano più lontane, i malati, gli estranei, quelli che non sono qui presenti. Lei dirà loro che li abbiamo ricordati e poi tutti quelli che non hanno avuto lo spazio per entrare, le nostre braccia sono larghe e sono aperte e vogliono arrivare ad abbracciare tutti.

Le categorie! Quella che ci sta più a cuore, carissimi giovani, è la vostra. Benediciamo i giovani! Sarete davvero i bravi fedeli di questa Chiesa? L’abbiamo costruita, si direbbe per voi, cioè per le nuove generazioni, per quelli che entrando nel mondo sarebbero stati privi dell’incontro con la Chiesa.

Qui vi abbiamo fissato un punto di convegno, di incontro proprio specialmente per voi e con voi le vostre famiglie, i vostri lavori, le vostre occupazioni, tutto il genera di vita, l’esperienza di vita , che è la vostra.

Benediciamo la gioventù specialmente, e, lei l’abbia cara, proprio perché l’abbiamo qui ricordata e per loro specialmente è stata eretta questa chiesa.

E tutti e tutti, le famiglie, le mamme, i padri, tutto il popolo che sappiamo essere in grandissima parte popolo lavoratore. Vero?

Per il vostro lavoro vi benediciamo, per la fatica che fate a guadagnarvi la vita, per l’esperienza di questa vostra occupazione. Questo impegno nella vita sociale porta con voi quante impressioni; quante idee e turbamenti! Ebbene vorremmo portare la fora e la pace della vostra professione di lavoratori e vorremmo aggiungervi quella che possiate essere anche nella vostra professione profana: bravi, onesti, laboriosi e cristiani.

Quello che adesso ci intrattiene in attenzione particolare è l’edificio.

Quanti anni sono che state costruendo questo edificio? Forse una decina d’anni! Ebbene sapete quanto è stato difficile costruire, mattone per mattone, fare la fabbrica fino al tetto e poi c’è sotto ecc.. e poi..; è una grande impresa il costruire la Chiesa. È finita? Speriamo di sì! Ci sarà ancora da fare perchè ce n’è sempre. Ma insomma possiamo dare a questa nostra presenza nella vostra nuova chiesa il significato quasi di una inaugurazione. Ma, vi voglio dire una cosa: guardate che la chiesa non è finita. Volete sapere di più? Comincia adesso la grande fatica di costruire la Chiesa. Non la Chiesa materiale, ma la Chiesa spirituale

La Chiesa, questo nome, ha due significati: significa Tempio, significa le mura, il tetto, tutto quello che di fabbrica materiale qui noi vediamo, e questo, grazie a Dio più o meno è finito o almeno è a buon punto. Ma dopo occorre costruire la Chiesa in altro suo senso. Cosa significa Chiesa? Significa riunione, significa assemblea, significa “congregatio fidelium”, significa la riunione dei fedeli.

Ebbene io vi prego. Adesso sono io che mi raccomando a voi; prima era il vostro Parroco che si raccomandava a me; vero? Adesso sono io che mi raccomando a lui e a voi: costruite la vostra Chiesa, cioè, prima di tutto abbiate il senso della unione, della comunione, della riunione, che qui deve celebrarsi, e verificarsi.

Se questa Chiesa restasse vuota, a che sarebbe costruita? Perché? Se fosse piena di gente che non si conosce, che non ha cemento spirituale, che la unisce, che la fa una famiglia sola, la fa un popolo di Dio solo.

Che sarebbe? Una povera Chiesa.

Costruire una Chiesa nuova, proprio degna del nostro tempo, che deve essere una Chiesa fatta di anime coscienti, e di anime che si vogliono bene, nella carità e nella professione delle medesime idee, diciamo meglio, della medesima fede. Perché si viene in Chiesa? Così perché suona la campana o perché c’è l’abitudine di andare? Si viene in Chiesa, per professare i propri sentimenti.

Credete in Dio? Credete in Gesù Cristo? Credete nello Spirito Santo? Credete nel nostro destino immortale? Credete in tutto quello che Gesù Cristo ci ha insegnato, il Maestro dell’umanità? Sì. E allora si viene in Chiesa proprio per dire: Sì.

Quando viene la domenica e il prete dice: io credo. Voi dovete rispondere ad una voce: Io credo. Guardate che è la parola forte e creatrice della società cristiana e religiosa.

Siete qui per riunirvi e per professare insieme la vostra fede e, di più: guardate di interesse questa vostra riunione con le vostre associazioni, con le vostre amicizie e soprattutto col senso di un aiuto reciproco che vuol dire: il volersi bene. Se uno è ammalato? Tutti siamo un po’ malati. Se uno è debole, tutti diventiamo deboli, se uno è povero, tutti vogliamo soccorrerlo. È una specie di società di mutuo soccorso, la Chiesa, perché è una società di amore. È una società fondata da Cristo con questa parola “Voletevi bene”. Si conoscerà, ha detto Gesù nell’ultima cena, si conoscerà se voi siete miei, cioè se siete autentici cristiani, non cristiani di nome, o cristiani puramente esteriori o per convenienza o per altri interessi o per altre ragioni, ma che siete cristiani veramente nel cuore se vi volete bene gli uni e gli altri.

Questa è la costruzione della Chiesa che dovete fare: imparare a cementare insieme una comunità, la comunità della vostra Parrocchia prima di tutto e con la visione anche più larga di tutta la città, il paese, di tutte le altre città e paesi del mondo; a cementare insieme una fusione di cuori, una cosa sola in Gesù Cristo; e perciò vi raccomando, quando il vostro Parroco dice ai ragazzi: venite e fate i chierichetti. Bravi, cari, così rispondete voi, fate la vostra funzione mettendovi in linea come il Parroco vi ha detti. Ci sarà il Parroco che dice, che so io, alle mamme, venite che dobbiamo fare la preparazione , la preghiera a qualche festa, dovete rispondere tutte.

Lo dice agli operai: dobbiamo pregare per le nostre condizioni di lavoro, per la vita dura e difficile e sempre così problematica e agitata dal mondo del lavoro. Venite, radunatevi, ascoltatelo e pregate insieme. Cioè: Costruiamo la Chiesa. Se ci fosse una spaccatura fra un mattone e l’altro, che si direbbe? Che errore! Che Chiesa costruita male! E così anche tra di voi. Dovete essere insieme uniti, compatirvi, perdonarvi, aiutarvi, essere, ripeto, una associazione di gente che si vuol bene nel nome di Cristo e che dà l’esempio, la testimonianza alla società che ci circonda, al tempo in cui viviamo, che si può essere ancora e veramente uomini, moderni e cristiani autentici.

 Questo è il mio augurio e con questa intenzione diremo insieme adesso il Padre nostro e l’Ave Maria e poi a tutti vi darò la Santa Benedizione”.

 

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