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XVIII Domenica del Tempo Ordinario

Commento al Vangelo della XVIII domenica del Tempo Ordinario

Anno B

 

Questo mese di Agosto ci accompagnerà nella meditazione dei brani del Vangelo della domenica la parola autorevole dei Padri della Chiesa. Questa settimana la parola di Dio ci viene spiegata da S. Agostino:

«A conclusione del miracolo misterioso, il Signore pronuncia un discorso con l’intenzione di nutrire quei medesimi che già ha nutrito; di saziare con le sue parole le intelligenze di coloro dei quali ha sa­ziato lo stomaco con i pani. Ma saranno essi in gra­do di comprendere? Se quelli non comprenderanno si raccoglierà il discorso perché non vada perduto neppure un frammento. Ci parli dunque, e noi lo a-scolteremo. Gesù rispose loro: In verità, in verità vi dico: voi mi cercate non perché avete veduto segni ma perché avete mangiato quei pani. Voi mi cercate per la carne, non per lo spirito. Quanti cercano Gesù solo per i vantaggi temporali! C’è chi ricorre ai preti per riuscire in un affare; c’è chi si rifugia nella Chie­sa perché oppresso da un potente; c’è chi vuole s’in­tervenga presso un tale su cui egli ha scarsa influen­za. Chi per una cosa, chi per un’altra, la Chiesa è sempre piena di gente siffatta. E’ difficile che si cer­chi Gesù per Gesù. Voi mi cercate non perché avete veduto dei segni, ma perché avete mangiato quei pani. Procuratevi non il nutrimento che perisce, ma il nutrimento che resta per la vita eterna. Voi mi cercate per qualche altra cosa; dovete invece cercare me per me. Già comincia a suggerire l’idea che questo nutri­mento è lui stesso; come apparirà chiaro da quel che segue: e che il Figlio dell’uomo vi darà. Forse ti aspet­tavi di mangiare ancora dei pani, di poterti mettere nuovamente a tavola, d’impinguarti ancora. Ma egli parla di un nutrimento che non perisce, che resta per la vita eterna.... Procuratevi - dunque - questo nutrimento che non perisce ma che resta per la vita eterna; che il Figlio del­l’uomo vi darà; poiché Iddio Padre lo ha segnato col suo sigillo. Non considerate questo Figlio dell’uomo co­me gli altri figli degli uomini, dei quali è detto: i figli degli uomini spereranno nella protezione delle tue ali (Sal 35, 8). Questo Figlio dell’uomo, prescelto per singolare grazia dello Spirito Santo, secondo la carne è Figlio dell’uomo, sebbene sia distinto dalla massa degli uomini, è tuttavia Figlio dell’uomo. Questo Fi­glio dell’uomo è anche Figlio di Dio; questo uomo è anche Dio. Altrove, egli così interroga i discepoli: Chi dice la gente che sia il Figlio dell’uomo? Quelli risposero: Alcuni Giovanni Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti. E lui: Ma voi, chi dite che io sia? Rispose allora Pietro: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente (Mt 16, 13-16). Egli si era chiamato Figlio dell’uomo, e Pietro lo chiama Figlio del Dio vivente. Cristo evidentemente si riferisce alla natura che egli nella sua misericordia ha assunto, mentre Pietro si ri­ferisce alla gloria eterna di Cristo. Il Verbo di Dio ci richiama al suo abbassamento, l’uomo riconosce la gloria del suo Signore. E davvero, o fratelli, io credo che ciò sia giusto. Egli si è umiliato per noi, e noi lo glorifichiamo. Non è infatti Figlio dell’uomo per sé, ma per noi. Era dunque Figlio dell’uomo in quanto il Verbo si è fatto carne e abitò fra noi. Ecco perché su di lui Iddio ha impresso il suo sigillo. Che vuol dire infatti segnare, se non imprimere su di uno qualcosa di proprio? Segnare è imprimere un sigillo sopra una cosa per distinguerla dalle altre. Segnare è imprimere un sigillo sopra una cosa. Imprimi un sigillo sopra una determinata cosa perché non si confonda con le altre; sicché tu possa riconoscerla. Il Padre - dunque -ha impresso su di lui il suo sigillo. Che vuol dire ha im­presso su di lui il suo sigillo? Vuol dire che gli ha co­municato qualcosa di proprio per distinguerlo dagli altri uomini. Perciò di lui è stato detto: Ti ha unto Dio, il tuo Dio, con olio di esultanza, sopra i tuoi com­pagni (Sal 44, 8). Quindi cosa vuol dire segnare? Vuol dire distinguere dagli altri: per questo dice sopra i tuoi compagni. Guardatevi dunque, egli dice, dal di­sprezzarmi perché sono figlio dell’uomo: e cercate da me non il cibo che perisce, ma che dura per la vita eter­na. Se infatti sono Figlio dell’uomo non sono però uno di voi: sono Figlio dell’uomo, ma Dio Padre mi ha segnato col suo sigillo: Che cosa vuol dire mi ha segnato col suo sigillo? Che mi ha comunicato qualcosa di suo, per cui non sarò confuso con il resto del gene­re umano, ma per mezzo mio il genere umano sarà li­berato.

Gli dissero allora: Che dobbiamo fare per compiere le opere di Dio? Egli li aveva esortati: Procuratevi il nutrimento che non perisce, ma che dura per la vita eterna. Ed essi rispondono: Che cosa dobbiamo farei cioè con quali opere possiamo adempiere questo pre­cetto? Rispose loro Gesù: Questa è l’opera di Dio: crede­re in colui che egli ha mandato. Questo, dunque, si­gnifica mangiare non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna. A che serve preparare i denti e lo stomaco? Credi, e mangerai. La fede si di­stingue dalle opere, come dice l’Apostolo: L’uomo viene giustificato dalla fede, senza le opere (Rm 3, 28-29). Esistono opere prive della fede in Cristo, che apparentemente sono buone: in realtà non lo sono perché non sono riferite a quel fine che le rende buone: II fine della legge e Cristo, per la giustizia di o-gnuno che crede (Rm 10, 4). II Signore non ha volu­to distinguere la fede dalle opere, ma ha definito la fede stessa un’opera. E’ fede, infatti, quella che opera mediante l’amore. E non ha detto: Questa è l’opera vostra, ma ha detto: Questa è l’opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato: in modo che colui che si gloria si glori nel Signore (1 Cor 1,31)».

 

(S. Agostino, Dai Trattati sul vangelo di Giovanni 25, 10-12)

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