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14 Luglio- XV Domenica del Tempo Ordinario

Commento al Vangelo della XV Domenica del Tempo Ordinario

Anno C - Luca 10, 25-37

 

La questione posta dal dottore della Legge a Gesù rivela che ogni uomo è alla ricerca di una felicità duratura in grado di farlo realizzare qui sulla terra e nell'altra vita: "che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?" (Lc 10,25). Per noi cristiani l'unica felicità è Cristo, il Dio vicino, Colui che ha unito, con la Sua morte e risurrezione, il cielo e la terra. In Lui la comunità cristiana ritrova la gioia dell'incontro con l'eternità e la sicurezza di una pace infinita; il coraggio, infine, per affrontare con serenità e fiducia il difficile compito della pastorale. Ascoltiamo, quindi, gli insegnamenti del Maestro, solo così riusciremo, nella gioia e nella pace, ad essere comunità testimone della vita nuova data da Lui e comprenderemo, ancora di più, che l'essenza del cristianesimo è vivere l'amore con e per il fratello.
Gesù narra che un uomo mentre "scendeva da Gerusalemme a Gerico cadde nelle mani dei briganti" (v. 30), lasciandolo mezzo morto. Per caso passarono due persone, ma nessuno prestò aiuto al poveretto (vv. 31-32). Invece un Samaritano si prese cura del percosso, "gli fasciò le ferite, lo portò in un albergo" (vv. 34-35).
L'uomo che "ha avuto compassione di lui" (v.37) non può che essere il Figlio di Dio, che nel Suo disegno d'amore si fa carico dell'umanità ferita dal peccato. Egli non passa oltre, si accosta ad ognuno, e con parole e gesti ci rialza dalle cadute, ci conforta nel dolore, ci purifica dalle sozzure e ci protegge dai briganti.
Ogni gesto di compassione del Signore, allora, ha l'obiettivo di aprire anche per noi l'occasione di vivere come Lui. Infatti, curati, salvati dal Suo sangue, noi cristiani dobbiamo prenderci cura, come l'albergatore della parabola, dei pellegrini che incontriamo nel nostro cammino, ascoltando le loro necessità e proclamando la parola che sana dalle ferite del male.
A volte, però, risulta difficile imitare la misericordia del samaritano, vivere l'amore. È necessario, dunque, credere che in ogni fratello che grida aiuto, o in ogni vicino, sia presente Cristo; occorre, per questo, la nostra continua, instancabile implorazione al Maestro perché ci fortifichi nella fede. Se la comunità avrà fede avrà tutto; poiché anche se mancasse tutto non mancherebbe nulla. La fede è calore, riscalda i cuori freddi, sostiene la speranza nelle tenebre della vita. Con una fede viva, attuale, crescente riconosciamo il Signore presente nei sofferenti, lo sentiamo vicino nella preghiera e nelle attività quotidiane: indirizziamo tutto il nostro lavoro, la nostra esistenza verso di Lui.
Imploriamo Cristo Gesù perché non ci allontaniamo mai dal Suo amore; desideriamoLo come l'affamato che cerca un pezzo di pane, come l'assetato che brama di incontrarsi con la sorgente d'acqua fresca. Egli è già vicino a noi: spetta a noi riconoscerLo e corrispondere all'amore.

 

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