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11 Agosto - XIX Domenica del Tempo Ordinario

Commento al Vangelo della XIX Domenica del Tempo Ordinario

Luca 12, 32 - 48 - Anno C

 

Nella liturgia di oggi, abbiamo una forte sottolineatura sulla fede. Siamo nell'anno della fede e questo ci aiuta molto. Abbiamo letto e ascoltato il cap. 11 della lettera agli Ebrei: dei vari personaggi biblici si dice "per fede.." Per fede Abramo... per fede Isacco... per fede Giacobbe,... per fede Giuseppe... per fede Mosè...

Il papa Benedetto continuerà e completerà la serie di tanti testimoni della fede. Abbiamo pregato nella preghiera iniziale della messa con queste parole: «Arda nei nostri cuori, o Padre, la stessa fede che spinse Abramo a vivere sulla terra come pellegrino, e non si spenga la nostra lampada, perché vigilanti nell'attesa della tua ora siamo introdotti da te nella patria eterna. Dice la lettera agli Ebrei: «La fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede!».
Dunque la fede è camminare nel buio, verso qualcosa che ancora non si vede. Nella lettera agli Ebrei viene sottolineata la fede di Abramo, il capostipite di una lunga stirpe di credenti che per fede: «partì senza sapere dove andava,... soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche Isacco e Giacobbe, eredi della stessa promessa».

Chi vive da credente è pellegrino, non solo perché cambia concretamente dimora, ma ancora di più perché, andando verso il mistero di Dio, viene stimolato a cambiare, a vivere fuori degli schemi, a non pensare mai di essere arrivato. Allo stesso tempo la fede è anche camminare nella luce ("Lumen fidei" - la luce della fede) perché è «fondamento di ciò che si spera». Attraverso di essa infatti si diventa capaci di vedere ciò che altri non vedono e di conseguenza di mettere in gioco e impegnare la propria vita, concretamente, per cose che altri potrebbero giudicare una pazzia. L'amministratore fidato e prudente del vangelo di Luca sa bene che il padrone prima o poi ritornerà e di conseguenza orienta tutte le sue energie per preparare il suo ritorno. Questa preparazione ovviamente non avviene nella paura di essere giudicato male, ma nella fiducia che, quanto comandato dal padrone alla sua partenza, è la cosa giusta da fare, perché è la migliore per la vita del servo (venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà!). Quante cose oggi siamo chiamati a pensare e a vivere attraverso la fede, cioè attraverso la luce dell'insegnamento divino rivelato in Cristo!

Per esempio c'è un modo tipicamente cristiano di intendere la famiglia, anche se la mentalità mondana la pensa diversamente; così il rispetto e la promozione della vita a tutti i livelli, valore assoluto che nessuno deve toccare, anche se ci sono tante violenze contro di essa. L'uomo non è in grado di decidere da solo ciò che è bene e ciò che è male, al contrario deve cercare di superare questa posizione individualista per rivolgersi a Dio e nel confronto con lui ritrovare una efficace capacità di discernimento e la vera libertà.

La questione principale è quella di mettere Dio al centro e chi non ci riesce rischia di mettere il cuore, cioè le migliori energie, su un tesoro che non ha valore. Abramo per fede offrì addirittura Isacco (così ancora la lettera agli Ebrei) per testimoniare che nemmeno al proprio figlio si può dare lo stesso valore di Dio. L'elemosina (così invece il vangelo di Luca) è l'atto di chi è fondato in Dio perché solo in questo modo gli altri possono essere percepiti fratelli, cioè figli dello stesso Padre. Nella fede sentiamo come sono belle e importanti le parole di Gesù, nel vangelo di oggi. "Non temere, piccolo gregge, perché al Padre è piaciuto dare a voi il Regno". "Fatevi borse che non invecchiamo, un tesoro sicuro nel cielo. Dov'è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore". Dov'è il nostro cuore? "Beati quei servi che il padrone al suo ritorno, troverà ancora svegli!... "Anche voi tenetevi pronti, perché non sapete né oil giorno, né l'ora". Quando sarà la mia ora, quando l'ora di ciascuno di noi? "Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire nel bene, nella giustizia, nell'amore".

Dalla "Porta fidei" di Benedetto XVI

"Per fede Maria accolse la parola dell'Angelo e credette all'annuncio che sarebbe divenuta Madre di Dio nell'obbedienza della sua dedizione (cfr Lc 1,38). Visitando Elisabetta innalzò il suo canto di lode all'Altissimo per le meraviglie che compiva in quanti si affidano a Lui (cfr Lc 1,46-55). Con gioia e trepidazione diede alla luce il suo unico Figlio, mantenendo intatta la verginità (cfr Lc 2,6-7). Confidando in Giuseppe suo sposo, portò Gesù in Egitto per salvarlo dalla persecuzione di Erode (cfr Mt 2,13-15). Con la stessa fede seguì il Signore nella sua predicazione e rimase con Lui fin sul Golgota (cfr Gv 19,25-27). Con fede Maria assaporò i frutti della risurrezione di Gesù e, custodendo ogni ricordo nel suo cuore (cfr Lc 2,19.51), lo trasmise ai Dodici riuniti con lei nel Cenacolo per ricevere lo Spirito Santo (cfr At 1,14; 2,1-4).

Per fede gli Apostoli lasciarono ogni cosa per seguire il Maestro (cfr Mc 10,28). Credettero alle parole con le quali annunciava il Regno di Dio presente e realizzato nella sua persona (cfr Lc 11,20). Vissero in comunione di vita con Gesù che li istruiva con il suo insegnamento, lasciando loro una nuova regola di vita con la quale sarebbero stati riconosciuti come suoi discepoli dopo la sua morte (cfr Gv 13,34-35). Per fede andarono nel mondo intero, seguendo il mandato di portare il Vangelo ad ogni creatura (cfr Mc 16,15) e, senza alcun timore, annunciarono a tutti la gioia della risurrezione di cui furono fedeli testimoni.

Per fede i discepoli formarono la prima comunità raccolta intorno all'insegnamento degli Apostoli, nella preghiera, nella celebrazione dell'Eucaristia, mettendo in comune quanto possedevano per sovvenire alle necessità dei fratelli (cfr At 2,42-47).

Per fede i martiri donarono la loro vita, per testimoniare la verità del Vangelo che li aveva trasformati e resi capaci di giungere fino al dono più grande dell'amore con il perdono dei propri persecutori.

Per fede uomini e donne hanno consacrato la loro vita a Cristo, lasciando ogni cosa per vivere in semplicità evangelica l'obbedienza, la povertà e la castità, segni concreti dell'attesa del Signore che non tarda a venire. Per fede tanti cristiani hanno promosso un'azione a favore della giustizia per rendere concreta la parola del Signore, venuto ad annunciare la liberazione dall'oppressione e un anno di grazia per tutti (cfr Lc 4,18-19).

Per fede, nel corso dei secoli, uomini e donne di tutte le età, il cui nome è scritto nel Libro della vita (cfr Ap 7,9; 13,8), hanno confessato la bellezza di seguire il Signore Gesù là dove venivano chiamati a dare testimonianza del loro essere cristiani: nella famiglia, nella professione, nella vita pubblica, nell'esercizio dei carismi e ministeri ai quali furono chiamati.

Per fede viviamo anche noi: per il riconoscimento vivo del Signore Gesù, presente nella nostra esistenza e nella storia".

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